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FEBBRAIO 2004

FARE MEMORIA:
VEGLIA DI PREGHIERA PER I MARTIRI DI MONTE SOLE

Chiesa di CasagliaLa veglia di preghiera si è svolta il 29 Settembre scorso nella chiesa parrocchiale di S. Caterina da Bologna, nel 59° anniversario di quella che impropriamente viene chiamata "strage di Marzabotto". La scelta del luogo è più che mai significativa: come ogni anno questa veglia viene svolta in una delle chiese costruite con i fondi ricevuti per danni di guerra a Monte Sole. Pendente dall'altare, la gigantografia (l'oggetto originale è conservato dai monaci nell'eremo di Monte Sole) della pisside ritrovata, ammaccata e perforata da un proiettile, accanto al cadavere di don Ubaldo Marchioni tra le rovine della chiesa di Caprara, che fu data alle fiamme dopo aver fatto uscire, spinto fino al cimitero e poi fucilato la gente (quasi unicamente donne, bambini ed anziani) rifugiatesi lì a pregare in quelle tragiche ore.  Così vicina al crocefisso, quell'oggetto sembrava esserne un richiamo, una versione attualizzata alla sanguinosa storia di questo secolo appena scaduto: la pisside, il sacrario, trapassata dal proiettile nazista, la violenza, la logica della prevaricazione, inevitabile in ogni società umana, che uccide ogni sogno di affermazione della giustizia sulla terra schiacciando i più deboli, gli ultimi. Come i chiodi che tengono appeso alla croce il Cristo, l'innocente, trapassandone la carne viva. Ecco cosa ci può dire ancora oggi la strage di Monte Sole, episodio irrilevante (sia per l'entità del numero di morti che per l'analisi storico-sociale) nel contesto di conflitto oramai troppo superficialmente archiviato come storia passata. Non volevamo limitarci a ricordare questi fatti con tutto il suo carico di dolore, onorare le vittime, ribadire lo sdegno e la condanna al nazismo, come spesso si finisce per fare nelle numerose manifestazioni in quegli stessi giorni, certamente molto più rappresentative e partecipate. Volevamo - vogliamo! - fare memoria di quei fatti, allo stesso modo di come ci ha detto Cristo nell' Eucaristia , momento significante del sacrificio del Dio fattosi ultimo: «fate questo in memoria di me». Erano comunità, quelle massacrate a Monte Sole, "di fede e di resistenza", «. . unite precipuamente dal vincolo religioso che le qualificava e che nell'ora estrema è emerso [...] in modo inequivoco...». Ma questo non ha cambiato il corso degli avvenimenti, non ha fatto trionfare la giustizia, nemmeno li ha scampati dalla strage. Di più, questo ci proietta direttamente al nucleo del problema: la fede sfidata dagli accadimenti della storia. Sperimentata in tutta la storia col sangue di innocenti l'assoluta incapacità dell'uomo di rinunciare alla prevaricazione con ogni mezzo, nemmeno adesso che le armi ed i sistemi di aggressione in mano all'uomo hanno raggiunto una potenza da poter definire "apocalittici" i nostri tempi, vista la più che mai concreta prospettiva di una lenta moria fisica dell'intero pianeta, è possibile, ha senso ancora parlare dì un universo che si regge sull'amore, poter credere in un Dio reale, vivo e presente, che ama l'uomo e se ne prende cura, come da sempre ci dicono le sacre scritture? E se esiste veramente "il Dio di Isacco e di Giacobbe", perché non impedisce i massacri, o perlomeno non ha salvato gli innocenti che lo hanno supplicato?

         Ecco allora il fare memoria, il trovare testimonianza ritornando a queste cronache insignificanti rispetto ai grandi progetti della storia. Anche il Vangelo,  come la strage di Monte Sole,  è una piccola, insignificante cronaca seppellita dalla storia. Anche il Vangelo racconta di una piccola comunità unita nella fede e del suo fallimento, culminato nella morte in croce del loro leader. Anche lui pregò il suo Dio di essere risparmiato, ma non gli evitò la croce. Eppure solo quella croce, il recupero del vero, originale significato di questo simbolo (non a caso sempre strumentalmente abusato come rappresentanza di questa o quella non meglio specificata "cultura occidentale" di cui, per altro, c'è forse più da vergognarsi che da vantarsi!), può darci una risposta «. .o meglio la direzione in cui può essere ricercata l'unica risposta valida, in cui può essere effettuato un recupero non superficiale ed occasionale: ossia un recupero permanente, più ancora che della teologia, della fede. Con tutte le conseguenze. Anzitutto che nell'incarnazione "fino alla morte di croce" [questo è il vero significato da ritrovare in quel simbolo, che non ha nulla di glorioso!] non ci troviamo di fronte ad un nascondimento di Dio, ma all'alienazione del suo abbassamento, dove egli si ritrova interamente presso di ed interamente nell'altro, nei non-uomini. L'umiliazione della morte di croce risponde all'assenza di Dio nella contraddizione dell'abbandono».

Basterebbe questa affermazione a farci riflettere per tutta la vita. lì Cristo è l'unico Dio che, invece di condannare, sceglie di farsi ultimo degli ultimi tra gli uomini abbassandosi fino alla morte più disperata, per perdonarci e liberarci cosi una volta per tutte dal vivere ragionando sulle colpe e quindi dall'inevitabilità di punire, innescando il meccanismo della violenza. Ma dopo duemila anni che ciò è avvenuto non possiamo, come credenti, non chiederci: dove, o meglio in quale direzione possiamo - dobbiamo! -cercare i segni inequivocabili di questa vittoria, per quanto piccoli, nascosti e misteriosi?

Nel foglio distribuito alla veglia erano riportate due testimonianze di perdono in situazioni in cui civilmente non possiamo che limitarci a condannare, ragionando appunto solo sulle colpe, senza nessuna risoluzione, nessun recupero di quello che è stato. Una era un brano di una lettera di Antonietta Benni, una delle pochissime scampate alla strage di Monte Sole, risoluta, nonostante l'opposizione quasi unanime degli abitanti di Marzabotto, a perdonare uno dei mandanti della strage, il maggiore Reder, rintracciato circa quarant'anni dopo l'eccidio e condannato all'ergastolo dal Tribunale di Bologna. «Perdono cristiano si, grazia no. Perdono cristiano si, perché ogni cristiano ha da Cristo l'esplicito ordine di perdonare, e se qualcuno non perdona diventa in fondo come Rader; cioè odia e l'odio porta a fare quello che ha fatto lui …La parola perdono non è piaciuta a molti...» e per quei molti anche fatti come questi rimarranno solo cronache insignificanti.                                      

                                                               Lorenzo

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