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NOVEMBRE 2000

 

5 novembre1977:
lapira1.jpg (5874 byte)muore a Firenze, all'età di 73 anni, Giorgio La Pira, uno dei padri costituenti, più famoso per aver anticipato, come sindaco di Firenze, il dialogo internazionale di pace in tempi di guerra fredda. Criticato anche ferocemente - lui e i suoi seguaci furono definiti "comunistelli di sacrestia" - è ora proposto per la sua beatificazione.

 

 

8 novembre 1987:
In tre referendum sul nucleare, traumatizzati dall'effetto Chernobil, gli Italiani scelgono con maggioranze dal 70 al 80 per cento la fine dell'energia atomica a fini civili

9 novembre 1938:
" Notte dei Cristalli " in Germania contro il negozio degli ebrei.

9 novembre 1989:
ilmuro.jpg (70747 byte)Germania: viene abbattuto il muro di Berlino

 

 

 

 

11 novembre:
Memoria di San Martino militare romano nonviolento del IV secolo,  vescovo.smartino.jpg (4423 byte)

 

 

 

IN QUESTA LETTERA TROVERE: · Il giubileo degli obiettori e degli operatori di pace a Barbiana. · Beppe Grillo e AIex · Resoconto di un bell'incontro su beato GIOVANNI XXIII · Con noi ad Assisi per la 33ª marcia della Pace · Facendo verità · Quest'anno celebriamo la tua nascita. · 2ª festa di Mosaico

Abbonati a "Mosaico di Pace" la rivista che propone fatti e percorsi di
formazione che dicono e progettano un futuro di giustizia e di pace.

I nostri prossimi incontri:
11 gennaio
25 gennaio
8 febbraio
22 febbraio
8 marzo
presso lo Studentato delle Missioni ore 21,00

 

Nel settembre 1982 risuonarono durante il Convegno Nazionale della Caritas Italiana queste parole:

"Dobbiamo sfidare il potere a non costruire più armi, con i soldi del contribuente.
1 soldi devono essere destinati ad opere di pace per togliere la fame nel mondo, per la vita e non per uccidere. Allora dobbiamo anche essere pronti, unitariamente, a non dare contributi per le armi, ma a darli, ugualmente, con forme che indichino la nostra opposizione agli armamenti e la nostra opera di costruzione della pace
"

Era l'invito dell'allora Presidente della Caritas Italiana S.E Mons. Fagiolo. rivolto ai presidenti delle Caritas diocesane.

L'invito fu poi fatto proprio da tutta l’assemblea con una mozione approvata per acclamazione.
Quanto ci sembrano distanti ora quelle parole! Ci pare persino impossibile, che un'affermazione così radicale, sia mai stata pronunciata da un "prelato" che rivestiva una carica importante, e che l'invito, fosse rivolto a tutta la chiesa.
Sta di fatto che quelle parole, forse non sono mai state prese sul serio, anzi, si ha l'impressione che molti abbiano "remato contro".
Così a Roma il Giubileo per i militari ma non per gli obiettori e gli operatori di pace.
Così abbiamo paura di annunciare integralmente anche oggi, che come cristiani, non ci appoggiamo a nessuna struttura che usa la forza come strumento.

Quando la Chiesa dirà ai suoi CAPPELLANI MILITARI che il servizio in nome di GESU' fa a pugni con i GRADI DELL'ESERCITO ?

Ci uniamo, a quanti in questi giorni, stanno portando avanti la battaglia affinché il S. Padre e i Vescovi delle varie diocesi del mondo convochino alla Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 200I, tutte le persone che in questi anni hanno cercato con la vita, in OBBEDIENZA alla loro COSCIENZA e al VANGELO, strumenti efficaci ma NONVIOLENTI di risoluzione dei conflitti nazionali ed internazionali.

Come gruppo rimaniamo convinti di "essere sentinelle scomode in un mondo violento" il tipico sassolino nella scarpa che fa riflettere i benpensanti. E' un compito impegnativo, faticoso, che a volte sembra non pagante. E tuttavia non ci scoraggiamo affatto perché, per citare un'espressione cara a Vittorio Bachelet, "quando l'aratro alza le zolle della storia non è tempo di paure, ma è tempo di semina" .

 

I nostri prossimi appuntamenti:

Innanzitutto: Sabato 16 dicembre alle ore 17,00 presso la
Compagnia Missionaria in via Guidotti 53, faremo la seconda festa di "Mosaico di Pace" momento privilegiato di conoscenza e di diffusione della rivista.
Questo il programma: (leggere il volantino per le adesioni ) ore 18 giochi insieme
ore 20,00 cena ( contributo di £. 10.000)
ore 21,00 l progetti e i sogni di "Mosaico di Pace.
Termineremo con le canzoni di Oscar e alcuni balli inter-etnici proposti da Dino.
E' un momento di festa e di allegria da trascorrere insieme con quanti condividono un mondo di pace.
Il ricavato della cena andrà a sostegno delle nostre iniziative e per la diffusione di "Mosaico di Pace.
 
A tutti voi
, che nel vostro quotidiano, cercate di essere costruttori di pace, vi chiediamo, di partecipare alla "GIORNATA DI MOSAICO:" e di abbonarvi alla rivista (I'esborso finanziario è davvero di modesta entità - 120 lire giornaliere, meno di una caramella - e per di più l'importo è detraibile dalla denuncia dei redditi).

A quanti ricevono già Mosaico di pace, (oltre ovviamente alla partecipazione di sabato 16) chiediamo di regalare un abbonamento a un amico.

 

La rivista di Pax Christi ha sempre avuto l'intelligenza profetica di percorrere i tempi, offrendo un'informazione trasparente e critica, e strumenti formativi inerenti alle espressioni di chiesa, attenta agli umili e a tutto ciò che è in cammino per la pace. Ripetere, che mai come oggi, è uno strumento prezioso da difendere e diffondere "dalle Alpi alle Piramidi", non è retorica ma una verità. Basti pensare alla fine di molte riviste di impegno nella società civile e nella Chiesa. Far vivere periodici che non vengono dominati dalla logica del profitto, che difendono la solidarietà e cercano di essere voce dei poveri, capace di "cantare" anche fori dal coso, è oggi giorno, impresa ardua. E basti pensare alla fine di Avvenimenti, e in campo ecclesiale quella della rivista SIAL (SERVIZIO INFORMAZIONI AMERICALATINA) e più recentemente quella di "Segno Sette" settimanale di Azione Cattolica.
Troverete l'amaro addio del direttore del settimanale, dove afferma: "il clima ( nei vertici della chiesa) è cambiato" .
Un motivo di più, come appartenenti al Popolo di Dio, per far conoscere maggiormente e sostenere una rivista come" Mosaico di Pace"
Il suo unico sostegno sono unicamente gli abbonamenti. Pertanto tocca a noi.

 

Percorso formativo 2000-2001
di Pax Christi punto pace di Bologna

Quest'anno, all'interno del nostro gruppo di Pax Christi è nata la necessità di compiere un percorso formativo a partire dai fondamenti evangelici della pace e della nonviolenza. Siamo partiti da alcune domande di fondo: cosa ci dice il 'Vangelo su tali temi? In che cosa consiste la pace cristiana? Che cammino di conversione Gesù ci chiede per essere uomini di pace?
Ci siamo accorti, che non c'è un trattato apposito sulla pace all'interno della Parola di Dio ma diventa un filo rosso che percorre tutto il lieto annunzio di Cristo. Con la sua opera redentrice è venuto a portare la vera ed autentica pace.
Allora abbiamo deciso di partire, per il nostro percorso, dalle beatitudini da molti considerate la 'magna charta.' del Vangelo.
La prima parte di ogni incontro sarà dedicata all'analisi di una beatitudine fatta a più voci. A turno tre persone la presenteranno sotto vari aspetti: biblico-teologico, etico e pratico cercando di porre attenzione a modelli concreti e attuali di persone che hanno vissuto in modo esemplare la beatitudine in questione. A partire da questi interventi iniziali si aprirà un confronto tra tutti i componenti del gruppo in modo tale da trovare insieme elementi significativi che ci spingano a vivere sempre più il discorso della Montagna nella nostra vita e diventare così uomini che portano al mondo la Pace Vera che è Cristo che solo può portare a compimento il Vangelo della giustizia e dell'amore.
p. GianLuca

 

Abbiamo aderito all'appello della Comunità dell'Arca

La Comunità "L'Arcobaleno" , una delle Comunità dell'Associazione Arca di Jean Vanier , sta per nascere a Bologna e precisamente a Quarto Inferiore, nella Parrocchia di Don Massimo Ruggiano, (da noi ben conosciuto, per la condivisione di molte iniziative), che tra l'altro sarà l'assistente spirituale di questa Comunità.
Il progetto in corso di realizzazione prevede la ristrutturazione di 2 case e questo permetterà di poter creare:

  • 1 foyer (focolare) di accoglienza per 6 persone con handicap mentale 4 assistenti;
  • 1 laboratorio di terapia occupazionale che potrà accogliere 15 persone con handicap mentale durante il giorno;
  • degli spazi comunitari. cappella, sale riunioni, ufficio ecc.

La spesa per fare tutto ciò supera il miliardo e quindi per realizzare questo progetto l'Arca ha bisogno dell'aiuto di tutti. Per il momento, pur contando solo sulle forze della Comunità, si è deciso di dare inizio ai lavori affidandosi un po' alla Provvidenza.
Per dare una mano alla Provvidenza si è pensato di effettuare una vendita di biglietti natalizi personalizzati che oltre a servire per lo scambio di auguri, possono far conoscere la realtà dell'Arca. Verrà inoltre effettuata una vendita di calendari donati dal Centro Dore di Bologna, il centro di Pastorale familiare.
Il costo dei biglietti è di L. 1.000 cad. e sono confezionati in pacchettini da 10 biglietti. Il costo del calendario è di L 5.000.
Per chi invece vuole sostenere questo progetto in modo più sostanzioso può servirsi del Conto Corrente n. 923085 presso la Banca Popolare dell'Emilia Romagna Filiale di Quarto Inferiore - ABI 5387 CAB 36850 ~ intestato a Associazione Arca- Comunità "L'Arcobaleno" Può essere utile far sapere che l'eventuale contributo per le persone fisiche è detraibile dal reddito.
All'Arca sono convinti che questo progetto sarà sostenuto dalla generosità e dalla solidarietà di chi non dimentica il dramma di coloro che sono "senza voce" e quindi noi, come Pax Christi, siamo chiamati in causa.
Nei nostri banchetti, effettueremo la vendita dei biglietti e dei calendari a sostegno della nascente comunità
N.B. per maggiori informazioni: Associazione Arca Comunità "L'Arcobaleno" Tel. 051/76.73.00, oppure potere contattare Annalisa al n.0348/300.21.93

 

IV NOVEMBRE: NON PER COMMEMORARE LA GUERRA MA PER AFFERMARE IL PRIMATO DELLA COSCIENZA

Pax Christi Italia, l'Associazione Obiettori Nonviolenti e la Lega Obiettori di Coscienza, Con il contributo della Caritas Diocesana di Firenze-Settore Pace e Mondialità, hanno organizzato il 4 novembre scorso il "GIUBILEO DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA". L'incontro ricchissimo, di testimonianze e riflessioni, memorie e proposte, preghiera e vitalità, si è tenuto a Borgo S. Lorenzo e Barbiana: i luoghi dai quali don Milani con i suoi scolari hanno affermato con coraggio che "l'obbedienza non è più una virtù", ma che quel che conta è il primato della coscienza.
La giornata è stata ispirata dalle parole che il papa ha rivolto ai giovani in agosto a Tor Vergata: "Voi non vi rassegnerete... Non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.
Queste parole sono state riprese e ribadite dai vescovi presenti: mons. Diego Bona, presidente di Pax Christi, Mons Bettazzi e S.E. Card. Silvano Piovanelli, arcivescovo di
Firenze. La loro presenza ha confortato tutti i presenti rispetto al timore di avere a che fare con una Chiesa ufficiale pronta a pregare sui cannoni e sulle stellette ma dimentica dei suoi figli obiettori di coscienza. Certo nella società e nella Chiesa restano ancora molte ore di notte prima di arrivare all'alba della pace e della nonviolenza, ma, come ci ha detto il card. Piovanelli, agli obiettori del passato, del presente e del futuro spetta il compito di fare da sentinelle e da battistrada.
La mattinata ha visto susseguirsi numerosissimi interventi, tutti di incredibile portata dal punto di vista sia della storia raccontata, sia dei valori proclamati, sia delle denunce esplicitate, sia delle proposte avanzate. Anche senza sintetizzare qui i contenuti, cosa che sarebbe impossibile, basterà riportare i nomi di alcuni dei presenti. Michele
Gesualdi ed Edoardo Martinelli (ex allievi di don Milani); Alberto Trevisan e Antonio De Filippis (primi obiettori); Guido Bertolaso (responsabile del dip. Servizio Civile); Sam Biesemans (responsabile del Corpo di Pace della CEE); Massimo Paolicelli, Stefano Semenzato e Giuseppe Numia (parlamentari); Giovanni Grandi (Operazione Colomba) padre Angelo Cavagna, Giancarla Codrignani, Massimo Toschi. Hanno inviato loro messaggi: Alex Zanotelli, Giovanni Nervo, Elvio Damoli e altri. I testi degli interventi si potranno trovare nel sito di Pax Christi Italia: www.peacelink.it/users/paxchristi/
Nel pomeriggio siamo tutti saliti in pellegrinaggio a Barbiana: un vero pellegrinaggio di purificazione della memoria, di richiesta di perdono per la pace che non abbiamo costruito e di invocazione della grazia del coraggio. La scuola, la chiesa e il cimitero di don Lorenzo Milani sono stati la porta santa di questa giornata giubilare.
Presso la Pieve di San Lorenzo si è infine tenuta una veglia di preghiera presieduta da Mons. Diego Bona. Da qui, raccolti gli spunti della giornata e accolti gli impulsi dello Spirito, siamo ripartiti tutti con grande entusiasmo e volontà verso le strade vecchie e nuove che l'obiezione di coscienza dovrà ancora percorrere. I cambiamenti della società e dell'esercito, il sorgere delle nuove mafie, i problemi posti dalla globalizzazione economica e dal sistema capitalistico sempre più dominante richiederanno infatti ancora molta attenzione, molto impegno, molte lotte: Non sarà la rassegnazione a vincere, però, bensì l'obbedienza alla Pace ed alla coscienza.
Ale Mambelli

(ANSA) - BARBIANA (FIRENZE), 4 NOV - Chiedono di incontrare il Papa e il capo dello Stato gli obiettori di coscienza riuniti oggi a Barbiana, dove ha operato e riposa don Lorenzo Milani, per il loro Giubileo promosso da Pax Christi con la collaborazione dell'Associazione obiettori non violenti e la Lega obiettori di coscienza. "Ci siamo riuniti nell'anno del Giubileo - si legge nella lettera inviata al Santo Padre - perché siamo convinti che per costruire una cultura di pace sia necessario smilitarizzare i cuori e le menti. Vorremmo per questo che, anche le nostre chiese, osassero di più, fossero cioè più aperte e disponibili alla voce dello spirito della pace che solo può sanare dall'odio e dalla violenza anche se questo dovesse comportare la perdita di qualche privilegio e delle stellette". Durante la mattinata, aperta dal cardinale arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli, sono intervenuti obiettori storici come Alberto Trevisan e Antonio De Filippis. Nella tavola rotonda con i politici il presidente della commissione antimafia, Giuseppe Lumia, ha ringraziato coloro che hanno offerto con il servizio civile un grosso contributo nella lotta alla mafia nei quartieri a rischio. Dopo il pellegrinaggio alla chiesa di Sant'Andrea di Barbiana i giovani si sono ritrovati a Borgo San Lorenzo per una veglia di preghiera presieduta da monsignor Diego Bona, presidente di Pax Christi. (ANSA) .

 

Lettera inviata al Papa

Santo Padre,
ci siamo riuniti oggi a Barbiana (Firenze) per riflettere e pregare per la pace, nell'anno del Giubileo.
Molti di noi sono obiettori di coscienza al servizio militare. Tutti, comunque, condividiamo le ragioni profonde della nonviolenza, della pace, della giustizia e della solidarietà.
È per questo che abbiamo fatto nostro il messaggio da Lei affidato ai giovani della GMG 2000 quando ha detto loro: "Voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. . . . . " Noi tutti siamo convinti che la pace si può conquistare solo con la pace e che la soluzione dei conflitti possa e debba essere ricercata senza far ricorso alle armi e, anzi, ripudiando la guerra che in nessun caso può essere ammessa e giustificata. Guerra che pertanto non deve nemmeno essere preparata con la costituzione di un esercito.
(..) Siamo convinti che, per costruire una cultura di pace, sia necessario disarmare i cuori e le menti. Vorremmo per questo che anche le nostre Chiese osassero di più, fossero cioè più aperte e disponibili alla voce dello Spirito della pace che, solo, può sanare dall'odio e dalla violenza. Anche se questo dovesse comportare la perdita di qualche privilegio.
Ci siamo riuniti a Barbiana, vicino alla tomba di Lorenzo Milani che nel corso del suo ministero sacerdotale ha sofferto l'incomprensione e l'isolamento anche della sua Chiesa e proprio a causa della pace e della giustizia. Ci chiediamo se non sia giunto il momento che anche il Magistero possa riconoscere lo spirito profetico e sinceramente evangelico di questo suo figlio, riabilitando la sua memoria e le sue opere.
A Lei, Santità, chiediamo di continuare a predicare in tutto il mondo il Vangelo della Pace e della Nonviolenza. In questa importante missione, La sosteniamo con la nostra preghiera e con la nostra quotidiana e umile testimonianza.
A Lei, Santità, va il nostro saluto di pace, nell'attesa di poterLa presto incontrare.
Pax Christi Italia

 

Ci sconcerta

Con Cristo a difesa della giustizia e della pace", è questo il motto con il quale domenica prossima saranno convocati in Piazza San Pietro migliaia di militari di diverse parti del mondo. Proprio a partire dal tema di questo Giubileo dei militari come Pax Christi Italia, pensando di interpretare il sentimento genuino di tanti operatori di pace, vogliamo esprimere qualche interrogativo e qualche riserva.
Innanzitutto sulla possibilità che possano essere le armi - sempre più micidiali e distruttive - a difendere la pace e non piuttosto lo sforzo e l'impegno di chi ogni giorno lavora per il dialogo, si spende nell'opera della mediazione, mantiene viva la speranza della riconciliazione e dell'amicizia tra i popoli, sta al fianco dei più poveri per rivendicare la pace nella giustizia. La storia insegna che le armi sono state sempre utilizzate per portare la morte e sconfiggere ogni possibilità di riconciliazione, piuttosto che per diffondere la pace. Ne possiamo dimenticare che tra i tanti paesi dai quali proverranno i militari dell'incontro di domenica prossima ce ne sono molti nei quali le Forze annate in passato non sono state affatto strumenti di pace e di giustizia: le grida delle vittime attendono ancora d'essere ascoltate. Gli stesso Pontefici nel corso degli anni ad ogni triste vigilia di guerra non hanno mai perso occasione per deprecare il ricorso alle armi fino a definirlo "inutile strage", "avventura senza ritorno"... E' stato lo stesso Giovanni Paolo II durante la Veglia di preghiera a Tor Vergata il 19 agosto scorso a pronunciare parole che rendono vivo il sapore profetico della Parola di Cristo: "Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato dl sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti. "Rinunciamo a credere che queste parole del Papa valgano solo per i partecipanti alla GMG!"
Ancora di più ci sconcerta il tema scelto per il Giubileo dei militari se pensiamo che in ogni guerra ciascun governo e ciascun esercito sono convinti di combattere per i nobili motivi della difesa della pace e della giustizia.
Triste spettacolo quello in cui, prima della battaglia, nei due campi militari si invocava Dio, magari chiamamolo con lo stesso nome, a presidio dei valori che si intendevano difendere armi in pugno!
Il Cristo che ordina a Pietro di riporre "la spada nel fodero", Il Principe della Pace annunziato dai profeti che insegna ad "amare i nemici e a pregare per essi", ad assumere uno stile di vita nonviolento fino a "porgere l'altra guancia", il Servo che suggella la sua vita perdonando i suoi uccisori dalla cattedra dolorosa della croce. non può benedire l'uso delle armi.
Tuttavia nutriamo la speranza che questo Giubileo possa costituire momento opportuno e propizio per una revisione dei principi della guerra giusta e della legittima difesa e per riproporre con coraggio una vera e propria Teologia della pace e della nonviolenza.
Lo scorso 4 novembre gli obiettori di coscienza italiani si sono riuniti a Barbiana e dalla tomba di don Lorenzo Milani hanno chiesto al Papa che "anche le nostre Chiese osino di più, siano cioè più aperte e disponibili alla voce dello Spirito della pace che, solo, può sanare dall'odio e dalla violenza. Anche se questo dovesse comportare la perdita dl qualche privilegio. "E hanno chiesto d'incontrare presto il Papa".
Chiediamo infine che nel nostro Paese sia riconsiderata l'attuale posizione dei cappellani militari parte integrante della struttura delle forze armate e sia dato pieno riconoscimento alla testimonianza di vita di don Lorenzo Milani che ha sofferto per aver affermato il primato della coscienza e il bene supremo della pace.
Pax Christi Italia

 

UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE DA METTERE

fl01.jpg (12425 byte) E' uno dei momenti più importanti per il movimento,
dove insieme decideremo il percorso e i sentieri per i prossimi quattro anni.
"la Parola ci convoca e ci invia a costruire la pace"

da Sabato 28 Aprile a lunedì
                                                                                                                                     maggio

NEL NOSTRO CALENDARIO

 

Zanotelli e Beppe Grillo

p. Alex Zanotelli e Beppe Grillo hanno fatto l’ultimo intervento del Convegno di Verona. AL GIUBILEO DEGLI ESCLUSI. L'hanno fatto insieme (un duo veramente unico e speciale.. quasi irripetibile!) Parlando prima uno e poi l'altro hanno a loro modo (con l’umorismo l'uno e con la forza dello testimonianza l'altro) lanciato un messaggio forte e chiaro
Dato il notevole spessore degli interventi riteniamo di fare una cosa gradita pubblicare quanto hanno detto. In questa lettera pubblichiamo la prima puntata e la restante parte nella prossima lettera. (Così attenderete con impazienza l’arrivo della lettera di gennaio)

fl02.jpg (49263 byte)Beppe Grillo: Vorrei fare una piccola prefazione: come ho conosciuto AIex Zanotelli. Ho voluto io conoscerlo, perché sentivo parlare di lui come di un rappresentante fortissimo che parlava di economia e un uomo di fede, un uomo che vive in un posto incredibile. Allora un giorno è venuto a casa mia con i sandali, una specie di saio e sul bordo della mia piscina mi dice: "Grillo bisogna fare qualcosa contro la globalizzazione!". lo ho detto: "Buttiamoci in piscina tutti e due", scusate se dico questo, ma mi sentivo talmente in imbarazzo e nonostante tutto vedevo che lui è un uomo potentissimo che non ha nulla e il nulla è un nulla devastante. E' un uomo con un passato incredibile, con un presente straordinario. E' un uomo che avrà sulla coscienza tutta la vita Veltroni, è un uomo che l'ha rovinato; questo povero Veltroni che ha voluto sulle soglie dei 50 anni andare a vedere se era vero che morivano di fame. C'è solo questa gente che riesce a capire il male e la devastazione e ne ha contatto ad un'età incredibile; è un po' come Jovanotti che ha letto Marx a 35 anni ed è andato fuori di testa e ha cominciato a dire che il debito non bisogna volerlo più ed è andato a Sanremo. Ora il fatto del debito, del credito, del non-debito di Jovanotti che va a Sanremo e decide di cancellarlo sono cose straordinarie e dettate dal cuore più che da una seria constatazione dei fatti, o almeno credo. Il debito non si può cancellare: sarebbe semplice fare come Jovanotti e dire "Non lo vogliamo più", altrimenti il nostro debito pubblico di due milioni e mezzo di miliardi potremmo cancellarlo domai mattina. A chi li dobbiamo questi soldi, a noi? Benissimo, domani a mezzogiorno con i telefonini facciamo un numero a caso, ci chiamiamo: "Li vuoi tu?", <Io no". E cancelliamo il debito alla Jovanotti. Ora il debito è una lama a doppio taglio, il debito non si può estinguere, si può camuffare, ma noi viviamo dentro, permeati da questo debito, oggi il debito viene venduto e fanno soldi vendendo debiti il FMI e la BM: sono organi nati per far star bene tutto il mondo, stanno vendendo il debito del Terzo Mondo a grandi multinazionali le quali comprano il debito, vanno nel paese debitore e dicono: "Benissimo, lo eliminiamo a patto che: ci fai fare un piccolo aggiustamento strutturale, ma piccolo". Perché l'aggiustamento strutturale nel linguaggio dell'economia è far convergere la legge della domanda con l'offerta, dove l'offerta è, scusate il termine, un buco, un buchino di culo piccolo, piccolissimo e la domanda è una supposta grossa come un dirigibile. L 'inserimento della supposta nell'offerta si chiama: adeguamento strutturale! Allora, io non ho ricette, non so se conviene continuare a riderci sopra, ma so che in un modo anche piccolo si può fare qualcosa, come dice Alex. Se siete qua in tantissimi vuoI dire che c'è tanta gente che ha capito che qualcosina si può fare e qualcosina sta succedendo: diceva AI ex che ci sono migliaia di organizzazioni e non si riesce a far convergere questi sforzi in uno sforzo comune, invece i 68, questi del WTO ci sono riusciti. Hanno un po' paura, queste cose delle biotecnologie sono state un po' fermate, le modificazioni genetiche le hanno fermate un po' e le hanno fermate l'opinione pubblica, milioni di persone, quindi sotto c'è qualcosa che si muove, io sono ottimista, quindi io vi ringrazio di essere qua, perché poi siete voi che fate il lavoro sul campo, quello del boicottaggio e altre cose

Alex Zanotelli:

Prima di tutto mentre Grillo parlava stavo un attimo riflettendo sul significato di questo incontro e cercavo di capire che razza di accoppiata è mai successa stamattina, mi sembra che quando un ragazzino e una ragazzina si ritrovano dicono che Dio li fa e poi li accoppia, non so se questo vale anche per Grillo ed Alex! E' vero quanto ha raccontato sul nostro incontro, lui mi aveva cercato in giro per l'ltalia e ha fatto di tutto, sarà stato i11996, ad un certo punto ha telefonato a casa mia e c'era la mia nipotina che dice: "Pronto", "Pronto", dice lui "Sono Beppe Grillo", "Non prendermi in giro" e gli sbatte in faccia la cornetta. Alla fine mi ha trovato e mi ha detto: "Vieni perché io devo parlarti" e sono andato a Genova. lo sono entrato come si entra nei grandi santuari: una bellissima villa con piscina e mi son seduto un po' imbarazzato e lui lo era ancora più di me e dice: "Sai io mi sento imbarazzato davanti a te, però cos'è che possiamo fare?". lo gli ho detto: "Guarda io non mi aspetto da te che tu faccia il monaco, ma penso che sia importante in questo momento che facciamo girare determinati messaggi e quindi se tu puoi portare in giro per l'Italia e ho visto che c'è gente che ha voglia di una cultura alternativa, per favore datti da fare. Poi sul tuo stile di vita ci ritorneremo sopra". Oggi penso potrebbe essere il momento di tornarci su dato che siamo insieme. . . ..
La domanda che Grillo mi faceva era quali speranze dal basso. Direi che a livello politico ed economico non ci sono speranze. Le cose vanno sempre peggio per i poveri. E' inutile che vi dia delle statistiche, basta vivere a Korogocho dalla mattina alla sera, stiamo arrivando a Nairobi al 50% di bambini che non possono entrare in prima elementare perché costa troppo e non nelle scuole private, quelle che voi state di nuovo sventolando in giro come bandierine pericolosissime, ma nella scuola pubblica, dove secondo la Carta dei diritti dell'uomo firmata dagli stati del mondo, ogni bimbo ha diritto a un'educazione elementare senza pagare. Sono d'accordo con Grillo quando dice che il debito non tratta. Tutte le campagne che sono state fatte almeno aiutano a riflettere, si parla soltanto di ciò che si vede, ma le cause profonde non vengono affrontate. Anche una campagna seria come Jubilee 2000 non affronta il problema degli aggiustamenti strutturali. Quando il FMI rimette i debiti, impone che una nazione segua i dettami degli aggiustamenti strutturali, sono proprio quelli che affamano e questo è un tradimento. Ecco perché dobbiamo appoggiare le campagne, ma essere anche critici e capire quello che sta dietro ogni cosa. Dal basso non è che ci siano chissà quali cose, i poveri stanno sempre peggio. Ecco perché mi fa male venir fuori da Korogocho, perché io ho abbandonato quella gente, perché io me ne posso andare e loro rimangono e soffrono, sono volti non statistiche. Vi dico però che c'è speranza e viene da questi poveri che hanno una forza d'animo che non riesci a capire. Tutti questi bambini che ti si aggrappano addosso, che saltano, che ballano, che mi dicono: "Alex jiu!", che non vuol dire giù, ma su, perché hanno una voglia matta di vivere. Questa gente fa rinascere dentro di te la voglia di danzare la vita. e quindi se riesco ad andare avanti e a danzare la vita è grazie ai poveri.
I poveri si stanno organizzando. Ho qui il proclama della campagna per la terra e dicono: "Noi riaffermiamo la nostra umanità, siamo persone". La domanda fondamentale è: davvero oggi due miliardi e mezzo di persone hanno sì e no il diritto di esistere. Questi due milioni di baraccati costretti a vivere nell'1,5% della terra di Nairobi si sono messi assieme e domandano almeno il diritto alla terra. Questo davvero apre delle speranze grosse. Ecco come i poveri si organizzano e parlo anche della lotta contro la Del Monte. Non ci sono mai andato alla Del Monte, perché avevo paura che mi spedissero fuori immediatamente. Un mese fa mi hanno invitato i lavoratori a partecipare ad un incontro: bellissimo. Un migliaio di lavoratori con una forza d'animo, una gioia, una solidarietà con il loro responsabile: Daniel Olchulè, un uomo che hanno cercato di corrompere. Ad un certo punto i lavoratori avevano visto sulla bacheca della compagnia una noticina: "Cercasi posto o nuovo lavoro al posto di Daniel Olchulè". Abbiamo spedito la notizia a Gesualdi che l'ha fatta entrare nel circuito internazionale. La reazione è stata immediata: il direttore generale internazionale telefona al direttore e dice: "Ma voi siete matti, ma sapete cosa vuol dire licenziarlo in questo momento in cui c'è il boicottaggio? Vi do un'ora per ritirare tutto". Chiamano
immediatamente Olchulè e gli dicono: "Ma che razza di amici hai in giro per il mondo; ma chi ti sta sostenendo in questa maniera! Scusaci e va avanti con il tuo lavoro". Ecco la vostra forza e la forza enorme che hanno i poveri

Beppe Grillo

Si sono radunati questi grandi a Cernobbio e hanno ipotizzato che la vita almeno di qua possa essere vincolata a una forrnuletta matematica: una banca centrale che aumenti dello 0,25 il tasso di sconto e noi staremo automaticamente meglio. lo credo che ci sia una malattia mentale, è gente che parla di economia senza più sapere cosa sia l'economia, come i pesci sono gli unici che non sanno cos'è l'acqua, loro non sanno più di cosa stanno parlando e vedo tutti questi messaggeri di economia del Terzo Millennio di 80 anni che parlano del Prodotto Interno Lordo, il PIL, la crescita e sento questa parola che mi fa rabbrividire: la competitività. Dobbiamo competere, io devo insegnare ai miei sei figli che la loro vita sarà una competizione straordinaria. Non glielo voglio insegnare, non gli serve, io voglio che il futuro sia per 10 meno un pochino più divertente che non la competitività.
Hanno cambiato il presidente della Confindustria e ci hanno messo un napoletano: D'Amato, un giovane, e ho detto: "Almeno dai napoletani si dirà qualcosa di straordinario!", la prima cosa che ha detto è stata: "Bisogna andare avanti, la macchina non si deve fermare!". Un napoletano che parla così o l'hanno modificato geneticamente o non si sa cosa. Pensavo che perlomeno un giovane avesse una visione che oltrepassasse i tre mesi, invece la visione dell'economia e del mondo sta diventando a tre mesi che è il tempo in cui pagano i dividendi. Abbiamo una visione del mondo a tre mesi: pazzesco! E allora tutti i problemi li demandiamo a qualcun altro che deve ancora venire. Noi facciamo un debito che pagheranno quelli che verranno tra 50 anni, noi stiamo pagando dei debiti che hanno fatto 50 anni fa. . . . Un'altra parola che mi fa rabbrividire è privatizzare, una parola che non vuol dire niente. La parola privato è straordinaria, perché sei tu, hai un nome, un cognome, un indirizzo, una casa, un odore, si sa chi è il privato, siamo noi i privati. Guarda cos'è diventato il privato: una società anonima, di chi è non si sa. Ma dove sta? Alle Bermuda, alle Barbados, alle Isole Figi e cosa fa non si sa, è responsabile sì, ma limitatamente, molto limitatamente. Erano meccanismi che andavano bene per la ricostruzione dopo la guerra, fare macchine, autostrade, la crescita ci doveva essere, eravamo distrutti, ma adesso non funziona più come idea, non si può più fare 33 milioni di automobili e poi dire: "Bisogna fare delle strade in più", è da dementi, perché come aumenti una strada aumenti anche il traffico, i posteggi e così va avanti fino a che poi arriva un punto che cambia un po' tutta la situazione. Il PIL è una parolaccia di per se. Oggi si parla di logistica. di qualità totale, ISO 9000, oggi c'è il più grande capitalismo di sinistra che io abbia mai visto, è il capitalista che non rischia più, che mette i soldi e li rivuole tutti indietro, è il capitale bolscevico. L 'inserimento di questo terzo incomodo che è la pubblicità che falsa il mercato della domanda e dell'offerta.. lo sento un calciatore che prende 60 miliardi e dico: "Chi glieli dà, il presidente della società, Cragnotti assolutamente no. Cragnotti ha una fedina penale lunga così. Cragnotti è uno che in Canada lo hanno interdetto. a vita a fare qualsiasi tipo di operazione. Associazioni a delinquere, evasioni fiscali, si compra le azioni che sono sue e poi se le rivende da solo, fa un casino, ci guadagna, si presta i soldi e se li ridà indietro, e diventano tutti presidenti di società di calcio, ma chi è che dà 60 miliardi a un calciatore, glieli dà il tifoso, quello che va allo stadio. lo pago Ronaldo 60 miliardi quando vado a cambiare le gomme della mia macchina. Allora dov’è il libero mercato? Il libero mercato sarebbe che se mi piace Ronaldo lo finanzio, invece lo finanziamo in modo obbligatorio e non ce lo dice nessuno. lo ho visto una cosa bellissima in Germania, il ministro della famiglia e c'era un casino per le trasmissioni violente alla televisione. Questa signora è andata in un talk-show è si e presentata con le mani dietro la schiena e ha detto: "Vorrei parlare per 30 secondi, per cortesia. Noi facciamo tutto sto casino per le trasmissioni violente per i nostri ragazzi, allora vi dico solo due parole, questa è una marca di birra che finanzia le trasmissioni violente alle 8 di sera, per cortesia compratene un'altra marca. Grazie buongiorno" e se n'è andata. Ma questo non l'ha fatto un verde: questa è politica seria. Quando la Shell ha minacciato di affondare le proprie piattaforme facendo un casino coi PCB, noi sentiamo parlare ogni tanto di PCB e poi leggiamo sul giornale che 30 orsi al polo nascono ermafroditi col PCB . La Shell dice: <Io affondo le piattaforme" e c'era il rischio della rovina totale del pesce, perché sono 400 da affondare. Qual è stata la risposta? Kohl è andato in televisione e ha detto: <Io non faccio più benzina alla Shell, loro capiscono solo il regime del fatturato". La gente ha cominciato a non fare più benzina alla Shell, la Shell ha detto: "Ci siamo sbagliati, la recuperiamo".E' chiaro che nel nostro piccolo fare boicottaggi diventa un dramma, perché solo la Nestlè ha 500 prodotti. Vedo quelli coriacei che vanno a fare la spesa con manualetto e dicono: "Ma di chi è l'Orzoro, di chi è?". Non ti puoi ricordare tutto, ma è questa la politica vera, è non farci prendere per i fondelli con il prezzo della benzina. Quello che abbiamo perso di vista è che ci sono energie alternative al petrolio che funzionano già: l'idrogeno, il sole, pompe a calore, l'alcol; se noi pensiamo che stia aumentando la benzina è una bugia, da 30 anni quello che è veramente aumentato non è la benzina, ma è il pane che è triplicato di prezzo, l'acqua è decuplicata di prezzo. Ora, della benzina ne posso fare a meno, domani mattina ci metto I'aIcol, ma il pane e l'acqua non li posso sostituire

 

 

gxxiiii.jpg (56311 byte)Lo scorso 13 ottobre la Sala dei Notai si è riempita come nelle occasioni più importanti. richiamando all'incontro su "Giovanni XXIII: dal Concilio una speranza per tutti" tanti fra coloro, aclisti e non aclisti. che quarant'anni fa vissero con grande passione gli anni del Concilio, ma anche molti giovani che considerano le novità del Concilio un dato di fatto, una precondizione, e per i quali è quasi inconcepibile pensare alla Chiesa come era prima che venisse "un uomo chiamato Giovanni".
Il presidente del Circolo ACLI Giovanni XXIII Tadolini ha introdotto l'incontro, organizzato in collaborazione con le ACL1 provinciali e le Edizioni Dehoniane Bologna, ricordando che i fondatori del circolo "si ispirarono con grande speranza a Giovanni XXIII, scomparso ormai da dieci anni, quando decisero di dare il suo nome al circolo, sorto nel 1973, in un periodo di dura prova per le ACLI". Anche per gli adisti del nuovo circolo le grandi encicliche di Papa Giovanni rappresentavano infatti "l'inizio di un cammino di conversione".
Prima di dare la parola ai relatori, il vice presidente provinciale ACL1 Passini, moderatore dell'incontro, ha poi osservato che è "nella prospettiva del futuro e non in un ricordo del passato" che si deve riflettere sulle vicende del Concilio e sulla figura di Giovani XXIII. Per il primo dei relatori, il prof. Alberigo, testimone diretto e storico del Concilio, la gioia per la recentissima beatificazione di Papa Giovanni non può far dimenticare come essa sia giunta alla fine di una lunga "corsa ad ostacoli" che ha sancito solo dopo quasi quarant'anni il riconoscimento della sua santità, che il sentimento popolare, in dimensioni incredibili dentro e fuori dalla Chiesa, aveva invece riconosciuto già al momento della morte, avvenuta il 3 giugno 1963.
Per Alberigo parlare di Papa Giovanni può aiutare effettivamente a riflettere sia sull'oggi che sul domani. Uomo assolutamente tradizionale, Papa Giovanni "non aveva alcuna difficoltà a considerare con serenità il presente e a guardare con fiducia il futuro", Negli ultimi giorni di vita Giovanni XXIII dettò queste parole; "Le circostanze odierne, le esigenze degli ultimi cinquant'anni, l'approfondimento dottrinale ci hanno condotto dinnanzi a realtà nuove [...] Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio". Alberigo ha sottolineato che era un Papa che parlava e non uno "sconsiderato predicatore" o un laico; ma era un Papa che aveva conosciuto e vissuto di persona il confronto e il dialogo con culture e tradizioni diverse e che quindi sapeva che era "giunto il momento di riconoscere i segni dei tempi, di coglierne le opportunità e di guardare lontano". E' per questo che Papa Giovanni immaginò e volle il Concilio, avvenimento insieme tradizionale e innovatore, perché la Chiesa cattolica, che si trovava allora in una situazione di "estrema chiusura e autosoffocamento", potesse affrontare il sempre più necessario e urgente "confronto collettivo con il volto di Gesù" e dunque col Vangelo. Per Papa Giovanni "la Chiesa non è un museo da conservare ma un giardino da coltivare", un giardino che può conoscere l'inverno ma che poi conosce la primavera e l'estate, è cioè "una Chiesa in cammino, che sa di dover costruire la propria fedeltà al Vangelo e agli uomini".
E il Concilio fu quindi essenzialmente voluto perché la Chiesa cercasse un aggiornamento nel confronto con Gesù e con gli uomini e non perché venissero enunciate nuove definizioni di fede e tanto meno perché venissero dichiarate nuove condanne. Rileggendo il passo dell'allocuzione inaugurale del Concilio, in cui si afferma che oggi "la Chiesa preferisce alle condanne la medicina della misericordia", Alberigo non ha nascosto di sentire "un brivido" per il ritorno in questi anni alle condanne e per la nuova difficoltà della Chiesa a leggere il significato dei segni: oggi la Chiesa appare infatti di nuovo "anchilosata" e in qualche misura incapace di confrontarsi con i segni dei tempi e di comprendere che non è il Vangelo che cambia, ma che esso va compreso meglio, scoprendo tesori antichi e nuovi e nuove forme di servizio e fraternità con tutti.
Anche il secondo relatore; mons. Catti, ha vissuto il concilio in prima persona. essendo stato membro della sottocommissione "preparatoria" del Concilio che si occupava di catechesi.
Che i documenti elaborati dalle commissioni preparatorie non sarebbero stati solo frettolosamente considerati dai Padri conciliari, ma che anzi il dibattito conciliare sarebbe stato molto intenso apparve inaspettatamente chiaro già nelle ultime riunioni. All'ultima riunione della sottocommissione partecipò di persona Papa Giovanni, che dette un saggio del suo grande senso dell'umorismo, un "humor evangelico", e non si riferì ai documenti elaborati proprio perché avrebbero dovuto essere prima dibattuti dai vescovi in un Concilio che si annunciava assolutamente non formale.
Dopo pochi giorni, l'11 ottobre 1962, Papa Giovanni avrebbe inaugurato il Concilio con un'allocuzione che si è da più parti detto fosse stata scritta da altri e che invece era di pugno del Papa: mons. Catti ha riportato una testimonianza diretta, quella dell'allora vice gerente del Papa, a cui fu mostrata qualche tempo prima da Giovanni XXIII la bozza del "suo" discorso. Nell'allocuzione Papa Giovanni mise tutta intera la sua cultura profonda. non costruita sui saggi bensì "abbeverata direttamente alle fonti" della Bibbia e della liturgia, una " cultura capace di illuminare il mondo e le epoche". In proposito mons. Catti ha ricordato come il pastore valdese Bertalotta, oggi presidente dell'Alleanza Biblica Internazionale giudicasse " di portata storica" le affermazioni contenute nel discorso inaugurale di Papa Giovanni; tra le altre, le seguenti: "Bisogna che questa certa e immutabile dottrina, alla quale è da prestare fedele ossequio, sia investigata ed esposta con quella cura, che i nostri tempi postu1ano. Perché altro è il deposito stesso della fede, ossia l'insieme delle verità contenute nella nostra veneranda dottrina, e altro è il modo, in cui le medesime verità si enunciano, pur nel medesimo senso e con la medesima intenzione. Senza dubbio a questo modo sarà da dare moltissima importanza. . . . "
"Modo" per mons. Catti è la parola centrale di questa parte del discorso. Ha osservato che tra "modo" e "moggio" (modus e modius in latino) c'è una consonanza non casuale. Gesù fa riferimento più volte al moggio per esprimere una "misura generosa": se si pigia il grano nel moggio, questo ne contiene di più! Per Giovanni XXIII i Padri conciliari dovevano quindi applicarsi generosamente al modo, "perché se si dovevano produrre altre formulazioni non sarebbe stato necessario convocare un concilio". L'importante non era e non è, infatti formulare ma comunicare.
Per il relatore era poi "furbamente" collegato con l’allocuzione inaugurale il discorso improvvisato, e per questo un po' "temuto" dai segretari e dai cardinali, della sera dell'11 ottobre 1962. Anche in quella magica sera, in cui forse più di centomila persone gremivano Piazza S. Pietro, per Papa Giovanni non era stato tanto importante "formulare", e quindi usare un testo già scritto e lungamente pensato, quanto "comunicare". Le parole del Papa "Persino la luna si è affacciata stasera" mossero l’intera piazza all'applauso verso la luna; un fatto eccezionale dal punto di vista poetico e quindi della comunicazione.
Il " discorso sulla luna", anche se non contiene esplicite citazioni bibliche, ha per mons. Catti "il senso della Bibbia: il senso della luna, biblico, il senso della pace, che è dono" e possiede poi lo stesso ritmo della Lettera di Giacomo. Infine c'è nel discorso improvvisato di Papa Giovanni il rispetto profondo per il ritmo giorno-notte: la sera e la notte sono fatte per riposarsi; la luna è venuta per dare il segnale. li rispetto per i piccoli, i bambini, e in fondo anche per tutti gli altri popoli, i popoli nativi, quelli che più hanno sofferto per la nostra violenza esercitata, prima che sui loro corpi, anche e soprattutto sui loro ritmi.
La terza relatrice, la prof. Matteuzzi, era una giovanissima liceale quando si aprì il Concilio. Su suggerimento della sua professoressa di storia iniziò a seguire e a collezionare gli articoli del Resto del Carlino che parlavano del Concilio e quindi di Papa Giovanni. la sua relazione è stata un rilettura e un commento di quei vecchi ritagli di giornale, che ancora conserva gelosamente e a volte consulta.
Rileggendo gli articoli dei primi giorni del giugno 1963, i giorni dell'agonia e della morte del "Papa buono", ha fatto tornare alla memoria come fosse allora stata tangibile la realizzazione dell'unità tra tutte le Chiese cristiane: tutte le Chiese si trovarono unite intorno alla figura del Papa e pregarono insieme per lui; anche gli Ebrei si unirono alla preghiera e in tutto il mondo si seguì l’agonia del Papa con una partecipazione popolare che mai si era conosciuta prima.
Quell'unità fra le Chiese, anche se raggiunta solo per un breve momento, sembra oggi qualcosa di molto e
ancora più lontano per la prof. Matteuzzi, che partecipa attivamente al movimento ecumenico e che confessa l’attuale grande fatica nel camminare insieme in avanti.
In un articolo del 4 giugno 1963 sono citate le parole dette in Piazza Maggiore dal cardinal Lercaro immediatamente dopo la morte di Papa Giovanni: 'Il nostro Santo Padre, dopo lunghe sofferenze, è entrato con la morte nella gloria di Cristo, risurrezione e vita [...] Siamo tutti colpiti [. . .] dall'ammirazione di questo tramonto così sereno ed illuminato da tanta effusione di bontà"; così come vengono citate le parole del rabbino capo della comunità israelitica bolognese: "Egli fu un giusto, e nel Talmud sta scritto che tutti i giusti delle nazioni fanno parte del mondo futuro".
A conclusione dell'incontro il moderatore ha invitato il pubblico a presentare alcune testimonianze. Fra gli altri ha parlato Pierpaolo Pini, uno fra i giovani aclisti degli anni '60, che ha ricordato gli anni di Papa Giovanni e del concilio come "momenti esaltanti per il cambiamento di respiro" che allora sperimentarono i cattolici più impegnati, che si sentivano, e si sentono, semplici "operai di Dio". Pini ha poi osservato che "i tempi vanno cambiando e non nel segno delle nostre speranze": è per questo che il Circolo Giovanni XXIII ha voluto questo ricordo e questa riflessione, per tornare a guardare avanti.
Mauro

"Noi amiamo distinguerci da chi non professa la nostra fede: fratelli ortodossi, protestanti, israeliti, mussulmani, credenti o non credenti di altre religioni: chiese nostre, forme di culto tradizionali e liturgiche nostre. Comprendo bene che diversità di razza, di lingua, di educazione, contrasti dolorosi di un passato cosparso di tristezze, ci trattengano ancora in una distanza che è scambievole, non è simpatica, spesso è sconcertante. Pare logico che ciascuno si occupi di se, della sua tradizione familiare o nazionale, tenendosi serrato entro il cerchio limitato della propria consorteria, come è detto degli abitanti di molte città dell'epoca di ferro, dove ogni casa era una fortezza impenetrabile, e si viveva sui bastioni.
Miei cari fratelli e figliuoli: io debbo dirvi che nella luce del Vangelo e del principio cattolico, questa è una logica falsa. Gesù è venuto per abbattere queste barriere; egli è morto per proclamare la fraternità universale; il punto centrale del suo insegnamento è la carità, cioè l'amore che lega tutti gli uomini a lui come primo dei fratelli, e che lega lui con noi al Padre. Durante i tre anni della sua predicazione, egli invitava i suoi a guardar lontano, alle regioni che biancheggiavano già alla periferia della gente giudaica per la mietitura: Videte ragiones. quia albae sunt iam ad messem: pregate il Padre perché mandi copiosi gli operai. Nel giorno del suo trionfo, appena si incontrò coi suoi più intimi, diede loro il precetto più dinamico che mai si sia udito sulla terra: andate e predicate a tutte le genti (Mc 16.15). E già prima aveva loro detto come il compito loro fosse quello di condire, come si condisce col sale, tutta la terra. il nostro san Giovanni Crisostomo freme e si esalta a queste parole di Gesù: voi dunque siete responsabili e dovrete render conto non della vostra salute solamente, ma della salvezza dell'orbe intero"
Beato Giovanni XXIII

 

Facendo verità
di Piero Pisarra, direttore dimissionario di SEGNO SETTE settimanale di Azione cattolica

Quattro anni fa, quando cominciò I' avventura del nuovo "Segno 7", promettemmo ai lettori uno sguardo "altro" sull'attualità, senza cliché e senza pregiudizi: uno sguardo liberò, "capace di scorgere, tra le nebbie dell'attualità e nel groviglio di contraddizioni di cui è fatta la nostra storia, i segni della presenza di Dio". Si trattava, allora come oggi, di "dar voce a tante esperienze che non fanno clamore, a uomini e donne che hanno preso sul serio il Vangelo e che quotidianamente testimoniano la loro fedeltà alla Chiesa".
Progetto ambizioso, utopico, irrealizzabile? Forse. In questi anni "Segno 7" è stata una voce fuori dal coro. Con molta fatica per chi, di settimana in settimana (puntualmente, nonostante i ritardi postali), ha lavorato alla redazione del giornale. E non poche incomprensioni. Ma a quel patto, stretto coi lettori fin dal primo numero, abbiamo cercato di essere sempre fedeli. A volte eccessivamente impertinenti per chi è abituato a giudicare le cose del mondo con il metro delle prudenze ecclesiastiche. Altre volte, forse, un po’ sopra le righe (e di questo ci scusiamo con quanti abbiamo ferito senza volerlo). Sempre attenti, comunque, alle ragioni dell'altro, alla pluralità delle voci e delle opinioni.
(...). Resterà il ricordo del dialogo con tanti amici dell'Azione cattolica. E la gioia di tanti nuovi incontri, di nuove amicizie
Nelle nostre inchieste e nei nostri speciali (sulla scelta religiosa, sui grandi temi dell'antropologia cristiana, sul riso, Bemanos, Merton, Bachelct...) abbiamo provato a scompigliare le carte, a ripudiare I'ecclesialese e ogni altra tentazione gergale, in linea con I'eredità che avevamo ricevuto da Angelo Bertani e da Vittorio Sammarco. Abbiamo sempre considerato la Chiesa e di riflesso l'Azione Cattolica come una casa di famiglia, una casa patema, nella quale, come diceva Bemanos, "c'è sempre un po’ di disordine, le tavole sono macchiate di inchiostro, i barattoli di marmellata si svuotano da soli negli armadi".
Su questa strada ci sentivamo incoraggiati anche da un altro maestro, Arturo Paoli, che in "Facendo verità", saggio autobiografico del 1984, aveva scritto: "Preferisco una casa sempre in disordine e sottosopra perché aperta a ogni ora del giorno agli amici di ogni tipo e di tutte le età, alla stupenda biblioteca svizzera che visitai a San Gallo dove fui costretto a lasciare le scarpe alla porta per accarezzare il pavimento con le pantofole preparate per i visitatori.
Questa disposizione mi parve esemplare per una biblioteca, ma non vorrei certo che definisse la forma della Chiesa cui appartengo".
Noi amiamo i musei e forse ancora di più le biblioteche. Ma la Chiesa non è un museo e neppure una biblioteca, nonostante i testi splendidi che continua a produrre e a diffondere. È’ una casa di famiglia, con qualche spiffero di aria fredda e la vita; la vita, con la varietà di esperienze e di opinioni e quella libertà dei figli di Dio che fa orrore ai burocrati della fede.
Il clima è cambiato: ve ne sarete accorti. ( sottolineatura e grassetto n.d.r.)
E anche per il nostro giornale è arrivato il momento di tirare le somme. Senza rimpianti e senza amarezza. Vorrei ricordare qui i nomi dei compagni di avventura che con entusiasmo hanno fatto di "Segno 7" una voce originale:
(...)
Un grazie, in particolare, agli amici della Comunità di Bose e al Priore, Enzo Bianchi. Angelo Bertani e Vittorio Sammarco, Paolo Giuntella e Laura Rozza sono stati per noi, in mille occasioni, un riferimento sicuro: di questo siano ringraziati. Un grazie di cuore anche a monsignor Francesco Gambaro, che ha sempre seguito da vicino il nostro lavoro con grande sensibilità e sapienza teologica.
Ora questa esperienza continuerà in altro modo; altra periodicità, un altro direttore e un altro coordinatore di redazione. L'Azione cattolica ha avviato una riforma della stampa associativa. Ma è inutile nasconderlo: negli ultimi tempi si sono accumulate le incomprensioni e si è incrinato il rapporto di fiducia tra editore, cioè l’Azione cattolica, e la redazione. Alcuni articoli da noi ospitati sono stati giudicati inopportuni. Di altri ci è stata chiesta la non pubblicazione o la sostituzione a stampa già avvenuta. con altri materiali.
(sottolineatura e grassetto n.d.r.)
Forse non c'è nulla di scandaloso in tutto questo: è nel diritto dell'editore di intervenire sulle scelte redazionali. Nel diritto del direttore é di resistere alle pressioni che si considerano ingiustificate. Da parte di chi scrive la gratitudine verso l'Azione cattolica e i due Presidenti che hanno seguito da vicino la nostra avventura è immutata. Le strade si separano provvisoriamente. Ma nella nostra bisaccia del pellegrino metteremo come doni preziosi le esperienze che abbiamo condiviso.

 

Si svolgerà ad ASSISI la 33a edizione della Marcia per la Pace della notte di San Silvestro. Per la notte che segna l'ingresso nel nuovo millennio si è pensato ad un luogo significativo che ha segnato la storia, la riflessione e la prassi di quanti traggono ispirazione dal Vangelo di Cristo per il proprio impegno nella costruzione della pace. Gli esempi di vita di Francesco e Chiara illuminano gli umili sentieri di chi cerca la pace

Il tema che il Papa ha scelto per il lo gennaio 2000 è .

IL DIALOGO TRA LE CULTURE
PER UNA CIVILTA’ DELL'AMORE E DELLA PACE

quanti intendono partecipare chiediamo di visitare l’apposita pagina segnalata nella nostra home page.

La ricorrenza della nascita del Signore nostro Gesù, rinnovi in tutti noi l'impegno, di allontanare dal nostro cuore tutto ciò che è violenza, modificando il nostro stile di vita, rigettando la logica del consumismo e dello spreco, crescendo nella condivisione di ciò che siamo e abbiamo, con chi è nel bisogno.

 

Quest'anno celebriamo la tua nascita.

Sono passoti 2000 anni. ma abbiamo capito dove nasci?
A volte ho il dubbio che siamo ancora un po' troppo ciechi.
No. scusami Gesù. mi correggo: non ciechi ma tanto miopi!
Ti stiamo dedicando un anno intero per il tuo compleanno
e abbiamo pensato di ricordarti in tutti i posti dove continui a nascere.
Ecco che quindi abbiamo
festeggiato il giubileo dei giovani. dei bimbi. degli sportivi. dei malati. delle famiglie.
perché continui a nascere in tutte le realtà.
Non sarebbe stato però un vero giubileo se non avessimo escluso qualcuno. perché non ti avremmo ricordato degnamente come tu sei nato.
Tu sei nato in una capanna parche non c'era posta per te in albergo Sei nato in una capanna perché sei stato escluso
e anche noi per fare un vero giubileo dovevamo escludere qualcuno. cosi da ricordarci i primi posti dove tu continui a nascere. e dove noi continuiamo a fermarci bloccati dalla paura della nostra miopia.
Se per un attimo riuscissimo a indossare i pesanti occhiali della preghiera vedremmo che continua a dormire fuori dalle braccia amorevoli dei porticati di piazza S. Pietro. Riusciremmo a vedere i primi posti dove continui a nascere.
Dove continui a nascere ed a essere escluso dal tuo mega compleanno chiamato in tuo onore Giubileo.
L 'elenco di tutte Ie capanne fuori dalle mura della Chiesa di Roma non sono poche.
Gesù. non credo tu chieda di fama un elenco.
non è tanto questo il regalo che potremmo farli.
Forse il regalo che ti farebbe più piacere sarebbe soltanto quello di impegnarci a diventare meno miopi
forse sarebbe quello di impegnarci a riuscire a guardare l'orizzonte con coraggio
forse sarebbe quello di scommettere pienamente sulla forza del Vangelo.
Ma che tipo di regalo è. quando per esempio pensiamo di ricordarti nato nell'esercito?
Tu nasci anche in quel luogo. ma non per la patria.
ma per aiutare la coscienza del militare a non uccidere.
Invece tutti gli eserciti saranno in S. Pietro per riconfermare che loro difendono la patria e che per questa sono pronti ad uccidersi a vicenda. anche se il 19 Novembre saranno tutti fraternamente insieme.
T u nasci nell'esercito perché la coscienza di tutti gli uomini possano seguire il Vangelo.
ma gli eserciti non verranno in S. Pietro per dire che ameranno i loro nemici che porgeranno la guancia. che non uccideranno.
Non verrà detta perché queste parole del vangelo non riusciamo comprenderle nella sua pienezza.
riusciamo dal tanto che siamo miopi a leggerle a mala pena.
ma non riusciamo a vederle proiettati come orizzonte della forza del Vangelo. perché la nostra miopia ci impedisce di andare al di là del testo scritto Toglierci la miopia su queste frasi significa farti un bel regalo
perché incominceremmo a riconoscere maggiormente tutte le persone che escludiamo: incominceremmo a vedere le capanne che sono fuori dalla mura della chiesa.
incominceremmo a vederli nei primi luoghi dove nasci.
incominceremmo anche noi a nascere nelle capanne.
Intanto caro Gesù la nostra miopia galoppa facciamo il giubileo dei militari. ma non quello degli obiettori
Non ricordiamo che tu nasci anche in mezzo a quelli che scelgono di non uccidere.
Cosi anche per gli od c non c'è posto nella locanda di S. Pietro
e ti tocca nascere nella capanna di Barbiana (I).
(I) il 1° novembre a Barbiana c'è stato il "Giubileo" degli obiettori di coscienza.

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