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Sugli Appennini sopra a Bologna tra il settembre e l'ottobre 1944 ci fu lo sterminio di un intera  popolazione, che viveva nei monti denominati zona di Monte Sole. La strage é più comunemente conosciuta come "strage di Marzabotto".

Quest'anno (2004), ricorre il 60° anniversario di quei tragici eventi.

La zona di Monte Sole si trova tra due fiumi: il Reno e il Setta. Il 29 settembre le truppe delle SS accerchiarono tutta la zona utilizzando i due fiumi come naturali fossati di confine e accompagnati da guide fasciste della zona incominciarono a risalire i monti.

In quel periodo “L’arcipelago di Monte Sole” era abitato dalla gente dei luoghi e dagli sfollati che vi erano rifugiati perché immaginavano di essere più sicuri che nelle proprie abitazioni di valle considerandole più pericolose all’imminente e sperato attacco degli alleati che già avevano sfondato la prima linea della linea Gotica.

In vari luoghi la popolazione pensò che le truppe nazifasciste stessero arrivando per gli uomini: considerati in tutti i modi possibili partigiani (lungo tutta la linea gotica, vi erano sparse varie brigate partigiane, in quella zona si era costituita da persone del luogo, da carabinieri e militari che avevano rifiutato la repubblica di Salò, da militari alleati sfuggiti alla prigionia tedesca, la brigata “Stella Rossa”) e utile manodopera di rastrellamento. Per questo gli uomini si nascosero nei boschi, mentre le donne, i bimbi e gli anziani rimasero nei villaggi.

Le truppe nazifasciste in ogni zona abitata uccidevano tutta la gente e bruciavano le case.

Alcune persone vedendo i primi focolai pensarono di rifugiarsi nelle chiese, ma non vi era alcuna pietà…  Alcuni uomini nascosti videro morire tutti i propri cari: moglie, figli, padre, madre, nonni, zii, amici, preti, conoscenti… 

Dopo una decina di giorni di saccheggio, di uccisioni, di distruzioni di case e chiese, le truppe sterminarono l’intera popolazione civile di 38 diverse localitá: oltre 770 persone tra cui  315 donne, 189 bambini fino ai 12 anni, 30 giovani dai 12 ai 18 anni, cinque sacerdoti e una suora.

“La larga striscia di territorio fra Grizzana e Monte Sole divenne "terra di nessuno": furono scavate trincee e buche per le postazioni di artiglieria e la zona venne abbondantemente minata e fatta oggetto di cannoneggiamenti e bombardamenti. I pochi sopravvissuti al massacro furono costretti a lasciare la montagna, e lo stesso fecero i partigiani.

L'abbandono del territorio tra Setta e Reno fu inesorabile. Sotto le bombe crollarono quasi tutti gli edifici e l'estensione dei campi minati rese insidiosa, anche dopo il termine della guerra, gran parte della zona. Forse anche per non convivere con i dolorosi ricordi di un massacro le cui reali dimensioni furono chiare solo alla fine della guerra, pochi hanno ricostruito le abitazioni perdute sulle montagne, nel frattempo riconquistate dalla natura.”
(Gli ultimi due paragrafi sono estrapolati dalla storia descritta dal sito della Regione E-R del parco storico di Monte Sole http://www.regione.emilia-romagna.it/parchi/montesole/ )

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