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21 Maggio 2008: veglia di preghiera «Per i piccoli e per i poveri»

Nell'impegno per la giustizia, la strada privilegiata di ogni liberazione.
Nella forza delle trattative diplomatiche, la soluzione dei conflitti armati.
Nella difesa popolare nonviolenta, i cardini della sicurezza nazionale.
Nel dialogo e nella solidarietà l'unica alternativa ...
(Don Tonino Bello, giugno 1988)

CANTO INIZIALE

da : GAUDIUM ET SPES
SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO

Cresce frattanto la convinzione che l'umanità non solo può e deve sempre più rafforzare il suo dominio sul creato, ma che le compete inoltre instaurare un ordine politico, sociale ed economico che sempre più e meglio serva l'uomo e aiuti i singoli e i gruppi ad affermare e sviluppare la propria dignità. Donde le aspre rivendicazioni di tanti che, prendendo nettamente coscienza, reputano di essere stati privati di quei beni per ingiustizia o per una non equa distribuzione.
I paesi in via di sviluppo o appena giunti all'indipendenza desiderano partecipare ai benefici della civiltà moderna non solo sul piano politico ma anche economico, e liberamente compiere la loro parte nel mondo; invece cresce ogni giorno la loro distanza e spesso la dipendenza anche economica dalle altre nazioni più ricche, che progrediscono più rapidamente.
I popoli attanagliati dalla fame chiamano in causa i popoli più ricchi.
Le donne rivendicano, là dove ancora non l'hanno raggiunta, la parità con gli uomini, non solo di diritto, ma anche di fatto. Operai e contadini non vogliono solo guadagnarsi il necessario per vivere, ma sviluppare la loro personalità col lavoro, anzi partecipare all'organizzazione della vita economica, sociale, politica e culturale. Per la prima volta nella storia umana, i popoli sono oggi persuasi che i benefici della civiltà possono e debbono realmente estendersi a tutti.
Sotto tutte queste rivendicazioni si cela un'aspirazione più profonda e universale.
I singoli e i gruppi organizzati anelano infatti a una vita piena e libera, degna dell'uomo, che metta al proprio servizio tutto quanto il mondo oggi offre loro così abbondantemente.
Anche le nazioni si sforzano sempre più di raggiungere una certa comunità universale.
Stando così le cose, il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell'odio. Inoltre l'uomo prende coscienza che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli.

CANTO
 

Signore, in Te confido (Salmo 7)                             recitato a cori alterni

9 II Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10 Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.

11 La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12 Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.

13 Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14 Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.

15 Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16 Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;

17 la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18 Loderò il Signore per la sua giustizia
nome di Dio, l'Altissimo.
 

Dal primo libro di  Samuele  cap. 25

Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
 Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge. Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un Calebita. Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge. Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani: «Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene. Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene! Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel. Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Dà, ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide». Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero. Ma Nabal rispose ai servi di Davide: «Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni. Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?».
 Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso. Allora Davide disse ai suoi uomini: «Cingete tutti la spada!». Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli.

CANTO

L'ULTIMO CIOTTOLO

Primo lettore
Carissimo Davide,
sono certo che questa lettera non ti farà piacere. Per tanti motivi. Prima di tutto, perché fruga nel tuo torbido passato. E tu puoi essere uomo di Dio finché vuoi, ma la rievocazione indiscreta delle proprie malefatte dà sempre fastidio: anche quando sono state lavate da un pianto sincero come il tuo.
In secondo luogo, perché ti rovina un po' l'aureola di santo con cui, sia pure attraverso la finestra del pentitismo, sei entrato nell'immaginario della gente. È come se un cortocircuito ti fulminasse mezze lampadine della corona di luce che ti splende sul capo.
E infine, perché mette in piazza un episodio poco conosciuto della tua vita. Forse meno tenebroso del delitto passionale che ti condusse a far fuori Uria e a portarti in casa la sua signora, ma senza dubbio più inquietante, almeno nelle proporzioni.
Hai già capito a quale episodio voglio alludere. Si tratta di una fosca vicenda di estorsione, di fronte alla quale quelle dei taglieggiatori di oggi, che pretendono mazzette e impongono tan­genti, sembrano giochi da bambini. Meno male che non si con­cluse in un bagno di sangue, così come in un primo momento tutto lasciava presagire. Se no saresti passato alla storia come il più iniquo rackettaro di tutti i tempi.
Ti chiedo scusa fin d'ora, comunque, per questa irruzione impietosa nelle tue vicende private. Non lo faccio per smanie dissacratorie. Ci mancherebbe altro che dovessi screditare dinnanzi all'opinione pubblica il capostipite del mio Signore Gesù! Per me rimani sempre «il santo profeta Davide», e, finché campo, ti sarò debitore per quello che i tuoi salmi hanno dato alla mia preghiera personale, arricchendola di poesia e di speranza.
Se mi intrometto nei tuoi affari e pubblicizzo un fascicolo poco noto dei tuoi trascorsi delinquenziali, è solo per dire che tutte le lacrime che hanno scavato il tuo volto sono state versate per cancellare anche quel crimine. Che se il tuo peccato fu grande, ancora più grande fu il tuo dolore. E che, pertanto, se è vero che invochiamo San Pietro perché ci preservi dal tradimento San Tommaso apostolo perché ci scampi e liberi dall'incredulità non vedo perché non dobbiamo implorare te per essere risparmiati, in termini attivi e passivi, da quel «delitto di estorsione» che ti vide perverso protagonista.

Secondo lettore
Ma veniamo ai fatti. Li riassumo dal carteggio riportato nel capitolo venticinque del primo libro di Samuele.
Dunque: un ricco massaro , di nome Nabal, che possedeva tra pecore e capre, quattromila capi di bestiame, andò a Carmel per tosare il gregge.
Affari d'oro, naturalmente, con tutta quella partita di pura lana vergine.
Un fatturato che al giorno d'oggi avrebbe mosso a invidia anche gli industriali del Veneto.
Fu qui che la cupidigia ti " sedusse, caro il mio profeta. Inviasti dei picciotti da Nabal e, per dirla in parole povere ma estremamente aggiornate col vocabolario della malavita contemporanea, chiedesti il pizzo.
A dire il vero, la richiesta fu apparentemente cortese. Ci tenevi, del resto, a dare all'operazione i tratti della correttezza formale. E mandasti a dire testualmente così: «Ho sentito che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno ... Dà, ti prego, quanto puoi dare ... ".
Una vera e propria estorsione, la cui natura ricattatoria si svelò non appena, essendosi Nabal rifiutato di pagare la tangente: passasti alle vie di fatto senza neppure quelle procedure intermedie che si usano ai nostri giorni. Oggi, quando uno si rifiuta di pagare la mazzetta, gli si fa esplodere sotto casa una bomba di avvertimento o gli si forano le gomme della macchina. Tu, invece, no . Neppure questa delicatezza hai voluto usargli. Non gli hai sgangherato neanche la ruota di un traino, a scopo intimidatorio.
Non ammettesti ragioni, insomma. Scavalcando a piè pari le manovre del galateo malavitoso, chiamasti quattrocento esponenti della tua manovalanza armata e ordinasti la rappresaglia: "Cingete tutti la spada ... a Nabal non lascerò sopravvivere un solo maschio fino a domani mattina!».
Le cose si sarebbero messe davvero male, se non fosse intervenuta Abigail, la moglie del massaro , la quale, o per paura o per chi sa quale altro sentimento, capitolò di fronte a questa prepotenza di stampo mafioso. E, siccome a quel tempo per impedire il cedimento al ricatto, non c'era la magistratura che potesse ordinare il sequestro preventivo dei beni, questa signora, che la Bibbia qualifica "di buon senso e di bell'aspetto», svuotò mezza masseria, caricò gli asini di ogni ben di Dio e ti venne incontro, per mettersi sotto la tua protezione. Fu così che, soddisfatto da quel pedaggio o affascinato dall'avvenenza della donna, placasti la tua ira di feroce taglieggiatore e non ne facesti più nulla. O meglio, qualcosa la facesti perché, essendogli a Nabal venuto un improvviso collasso cardiocircolatorio, ti sposasti Abigail e ti beccasti in un colpo solo tutta l'eredità. Alla faccia della giustizia!
Carissimo Davide, non dirmi che voglio fare dello scandalo a tutti i costi sulla tua pelle o che, rimestando nelle memorie che forse pensavi archiviate per sempre, inquino cinicamente la trasparenza con cui, presso i posteri, continua a vivere la tua imma­gine.
Se ho dato pubblicità al tuo gesto criminoso, non è perché intenda avanzare dubbi sui meriti che ti collocano tra i più grandi santi del Vecchio Testamento. Ma è solo perché nessuno meglio di te ha fatto tesoro dei propri errori e si è ravveduto a tal punto, da divenire maestro di conversione per tutti. Non hai detto tu stesso nel Miserere «Insegnerò agli erranti le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno»? Insomma, è per apprendere meglio questa lezione che ti scrivo.
Vedi, noi oggi stiamo passando un brutto quarto d'ora in fatto di estorsione.
Se i nostri giornali arrivano anche in paradiso, non ti sfuggirà
certamente come le gesta della malavita organizzata occupino la maggior parte delle prime pagine. E diventa sempre più difficile trovare un sottotitolo che non abbia a che fare con <<'ndrangheta» e «camorra», con «mafia» e «sacra corona unita», con violenze di «boss» e «blitz» di polizia.

Terzo lettore
Pare che l'industria della «tangente», anche a livello internazionale, sia quella che tira di più. Non c'è imprenditore che non debba far la cresta ai suoi proventi, pagando dazi da capogiro a oscure consorterie che aleggiano alle sue spalle. Non c'è commerciante su cui non gravi la soprattassa in favore di misteriosi geni tutelari, che gli preservino la ditta dal fallimento. Non c'è professionista serio che non debba vivere sotto la minaccia del ricatto, o che non debba percentualizzare una consistente aliquota del suo patrimonio a fondo perduto se vuole lavorare tranquillo.
Le classiche società d'assicurazione non coprono più. Occorre contrarre polizze salatissime con le compagnie emergenti del crimine.
Si può evadere il fisco, ma non si possono evadere le cosche.
Si può sfuggire al braccio della giustizia, ma non si sfugge ai tentacoli della piovra. Si può rinunciare perfino alla protezione dei patroni del cielo, ma non si può fare a meno di affidarsi alla protezione dei «padrini» della terra. Abbiamo davvero toccato il fondo della barbarie e non sappiamo come liberarcene.
Le stiamo tentando un po' tutte: la mobilitazione delle coscienze perché si ribellino alla legge dell'omertà, il ricorso ai nu­meri telefonici speciali della prefettura per denunciare i tentativi di estorsione, il potenziamento delle forze dell'ordine per scoraggiare gli illeciti, le istituzioni di speciali commissioni antimafia per contenere i guasti del male ...
Ma non c'è niente da fare. Sono tutte armature pesanti, come quelle di Saul, che non ci permetteranno mai di abbattere Golia.
Ci vuole ben altro per vincere questa battaglia di civiltà: il rifiuto di ogni logica di violenza, la demistificazione della ricchezza, lo smascheramento degli idoli del denaro, il ripudio del guadagno facile, il rispetto della persona umana, la riscoperta della forza liberatrice del lavoro, l'orrore per ogni forma di connivenza con l'ingiustizia.
Occorre, insomma, quel cambio interiore di cui, dopo l'iniquità che hai commesso, tu ci sei stato impareggiabile maestro, e che porta un nome solo: conversione del cuore.
Forse nella fionda, per abbattere il gigante, non ci è rimasto che quest'ultimo ciottolo.

CANTO

 Dal vangelo secondo Matteo  cap. 18

 Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.  Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.  E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato.  Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto".  Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito.  Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!"  Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò".  Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.  I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto.  Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti;  non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?"  E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva.  Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello».

SILENZIO

Dio, Padre di tutti, abbi pietà di noi che fratelli non siamo.
Gesù Salvatore degli oppressi, abbi pietà di noi che non ci facciamo liberare.
Spirito Santo, che stai in mezzo a noi, abbi pietà di noi che non crediamo nella tua presenza.
Accogli Padre misericordioso quanti con la vita, donata nel martirio, hanno testimoniato l’amore alla giustizia, alla pace, alla dignità di ogni uomo nella verità, e che ora desideriamo invocare come modelli di vita e mediatori di grazie.

Bartolomè de Las Casas e Leonidas Proano, vescovi degli indios

pregate per noi

Oscar Arnulfo Romero, vescovo e martire dell’America latina,

prega per noi

Sergio Mendes Arceo, vescovo della solidarietà,

prega per noi

Chico Mendes, sindacalista, martire deIl’Amazzonia

prega per noi

Marianela Garcia, martire della giustizia e della pace,

prega per noi

Lele Ramin, missionario, martire per i senza terra,

prega per noi

Ignacio Ellacuria, gesuita, e piccola Celina, martiri del Centroamerica


pregate per noi

Steve Biko, giornalista e martire sudafricano,

prega per noi

Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Beato Giovanni XXIII,
Albert Schweitzer, testimoni della nonviolenza


pregate per noi

Leone Tolstoj, Maria Montessori, don Lorenzo Milani, Aldo Capitini,
Jean Goss, educatori nonviolenti


pregate per noi

Dietrich Bonhoeffer, Tani Latmiral, Dorothy Day e Bertha Von Sutter, testimoni della nonviolenza


pregate per noi

S. Massimiliano,Franz Jaegerstatter, Rudolph Mayr-Nusser, primi martiri obiettori di coscienza


pregate per noi

Giorgio La Pira, Bentrand Russel, Olaf Palme, politici nonviolenti

pregate per noi

Don Zeno Santin, don Primo Mazzolari, David Maria Turoldo, Carlo Carretto, Ernesto BaIducci, Sirio Politi, don Tonino Bello, testimoni della radicalità evangelica,  



pregate per noi

Aldo Moro, Vittorio Bachelet, Ezio Tarantella martiri del terrorismo

pregate per noi

Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Bonsignore, martiri del servizio politico


pregate per noi

Mauro Di Mauro, Walter Tobagi, Giancanlo Siani, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Marcello Palmisano e tutti i giornalisti martiri della verità


pregate per noi

Ciaccio Montalto, Chinnici, Saetta, Livatino, Giovanni e Francesca Falcone, Borsellino, Terranova, martiri per la giustizia,


pregate per noi

Dalla Chiesa, Montana, Cassarà, Antiochia, Emanuela Loi e tutti i carabinieri e agenti uccisi dalle mafie,


pregate per noi

Libero Grassi, industniale, e Giordano, negoziante, martiri antiracket,

pregate per noi

Don Pino Puglisi e don Peppe Diana, sacerdoti uccisi dalla mafia,

pregate per noi

Donne maltrattate, violentate, uccise nelle case e in tutte le guerre,

pregate per noi

Donne bosniache, somale, rwandesi, cecene, nostre sorelle,

pregate per noi

Bambini delle guerre dimenticate,

pregate per noi

Bambini dei vicoli di Napoli e Palermo,

pregate per noi

Ninos de las calles, meninos de rua, bambini iracheni e jugoslavi

pregate per noi

Bambini uccisi per le strade e dalle mafie,
ora precocemente diventati santissimi angeli di Dio,
vegliate sui nostri bambini perché siano domani uomini e donne migliori.



Amen.

LITANIA UN PO' INSOLITA

(si risponde tutti insieme alle invocazioni )

Maria rappresentante di quelli che non contano
Dacci la gioia di lavorare nel nascondimento, facci provare l'intima soddisfazione di non essere importanti.

Madre dell 'impossibile
Aiutaci a vincere le battaglie perse in partenza.

Vergine della discrezione
Dacci la forza di fare e la forza di sparire subito dopo

Vergine umilissima
Aiutaci a non prenderci troppo sul serio, perché qualcuno possa prendere sul serio il messaggio del- tuo Figlio Gesù

Creatura del sì
Non ci indurre in dimissione

Madre della sollecitudine
Fa' che ci lasciamo svegliare dal dolore di chi soffre, di chi è solo, di chi non ce la fa più a resistere nella notte.

Madonna della strada
Facci camminare in direzione degli altri e fa' che cerchiamo i primi posti solo quando si tratta di servire il prossimo.

Madre della Parola
Restituiscici le parole ripulite dalle chiacchiere

Sede della Sapienza
Insegnaci ad imparare

Vergine dell’ attenzione
Insegnaci ad amare con un pizzico di fantasia ... e salvaci dall'abitudine.

Signora del coraggio
Dacci l'ostinazione di far fiorire il deserto

Maestra di grammatica cristiana
Correggi i nostri errori di facilità e calcolo egoistico

Maria lampada splendente
Apri gli occhi a tutti quelli che non sono ciechi.

Vergine della gioia inattesa
Dacci il sospetto che la gioia è  altrove

Sorriso sul mondo
Intervieni d'urgenza nell'impresa di spianare dei volti e Iiberaci dai musi lunghi.
                                                                                                                          (da "Credere, Amare, Sperare" di A. Pronzato)

Come figli del Dio della Pace recitiamo insieme:

Padre Nostro.

Orazione conclusiva.

Signore Gesù Cristo che hai firmato il tuo amore "folle" per noi con la croce J trattieni la tua Chiesa ai piedi di tutti i crocifissi della terra perché possa vivere e testimoniare in modo credibile la tua Pasqua e insegnale che l'unica vigliaccheria è essere assente mentre Tu sei presente nel dolore di ogni uomo.

CANTO FINALE

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