Pax Christi - Punto Pace Bologna

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1 OTTOBRE 2009: 
9ª VEGLIA DI PREGHIERA IN MEMORIA DEL 65° ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO DI MONTE SOLE

Parrocchia di Gesù Buon Pastore Pax Christi punto pace Bologna

VIA CRUCIS IN CAMMINO CON I MARTIRI DI MONTE SOLE

 CANTO INIZIALE Tu sei sorgente viva, tu sei fuoco sei carità, vieni Spirito Santo vieni Spirito Santo

 1a STAZIONE

 "La mattina del 29 settembre mi trovavo in casa con don Ubaldo. Mio figlio, intendendo il pericolo, invitò i famigliari e gli sfollati a prepararsi ricevendo i Santi sacramenti."
Mi tremano le mani
ho la coppa tra le mani
li sento tremare alle mie spalle
sento i loro sguardi confusi vagare per la chiesa
apro il tabernacolo
stringo il calice con le mani
li sento stringersi l'uno all'altro
l'uno nel respiro dell'altro, vicini
in un unico respiro che riempe la chiesa e mi preme sulle spalle
il calice trema fra le mani che cercano la cavità del tabernacolo,
immagino l'intrecciarsi dei loro sguardi
intarsiare nella luce fragile
la forma scura di un albero spoglio
sento il mio respiro
nudo
sospeso
in equilibrio
perduto
nella densità vuota della chiesa
è un battito d'ali l'oscurità nuda del tabernacolo,
attraversa la chiesa un boato profondo d'armi lontane
come limpidezza ferisce il respiro.
Ora ho di fronte a me i loro volti.
Il calice è chiuso nel tabernacolo.
Sale dal fondo della montagna il silenzio del suono delle armi.
Ho di fronte a me la pace buia dei loro corpi che attendono.
Le vostre mani mute intrecciate immobili sepolte nella luce del mattino che invade l'interno della chiesa.
"E' necessario che raggiunga Casaglia per consumare le specie consacrate. Pregate. Sarà quel che Dio vuole."
(testo liberamente adattato di Davide Forbicini)

Sal.14

Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia; presta denaro senza fare usura e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.

CANONE Il Signor è la mia forza e io spero in Lui. Il Signor è il Salvator in lui confido non ho timor, in lui confido non ho timor

 

2a STAZIONE

Da “Le Querce di Monte Sole” di mons. Gherardi
Dal dialogo del settembre ‘44 tra don Ubaldo e suo zio, padre Mauro, provinciale dei cappuccini:
“ Zio, le cose vanno male per me; i partigiani da una parte, i tedeschi dall'altra: non mi libero più. ”
“ Perché non l'hai detto al Cardinale? ”
“ Ne ho parlato: mi ha detto di venire via; di venire con gli altri parroci sfollati. ”
“ E tu cosa gli hai detto? ”
“ Cosa vuoi che gli abbia detto? Gli ho detto che non posso venir via; se resta la mia gente, io debbo restare con loro. 
  
Ho appena preso possesso. ”
“ Ma ti faranno fuori! ”
“ Lo so: andrà a finire così, ma io non mi posso muovere di là. ”

Commenta Mons. Gherardi:
dall'insieme delle testimonianze traspare uno stato d'animo oscillante da fiducia a timore, con il deteriorarsi progressivo delle sicurezze legate alla leggenda partigiana. Di fermo e incrollabile c'è il dato comune a tutti i pastori di quella terra: restare insieme al proprio gregge, condividendone la sorte nel bene e nel male, fino all'ultimo.

Sal. 120

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,  non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.

Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

CANONE L’ajuda em vindrà del Senyor, del Senyor, el nostre Deu, que ha fet el cel i la terra, el cel i la terra

 

3a STAZIONE

A San Giovanni di Sotto non vi fu nessuna lotta, nessuna resistenza. Gli uomini si erano nascosti nei boschi; rimase allo scoperto chi riteneva di essere protetto dalla propria debolezza.
I Nazisti entrarono dispiegandosi a tenaglia, sloggiando dalle case e dalle stalle gli occupanti e ammassandoli sullo sfondo della concimaia insieme agli altri che erano stati strappati dal rifugio. Li misero in fila con un macabro rituale: davanti i bimbi; dietro i giovani e gli anziani. Le mitragliatrici falciarono 50 vite umane. Fra le vittime, Maria Fiori con il collarino bianco e la tipica cuffietta delle Maestre Pie rendeva l’immagine di un angelo confortatore che fino all’ultimo aveva sostenuto quella folla inerme.

Dal memoriale di Antonietta Benni
A San Giovanni di Sotto  vi furono ben 50 vittime; fra esse la numerosa famiglia Fiori con suor Maria che in quell’epoca era con i suoi cari. La nipotina Anna Maria di otto anni era rimasta viva. Per tre giorni è stata aggrappata al collo della mamma morta, chiamandola, baciandola e piangendo… il babbo, unico superstite, l’ha trovata così, morta di fame e di sfinimento.

Lamentazioni 2;18,22

Grida dal tuo cuore al Signore, vergine figlia di Sion;
fa’ scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte!
Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio.
Alzati, grida nella notte quando cominciano i turni di sentinella;
effondi come acqua il tuo cuore, davanti al Signore;
alza verso di lui le mani per la vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all’angolo di ogni strada.
<Guarda, Signore, e considera: chi mai hai trattato così?
Sono trucidati nel santuario del Signore sacerdoti e profeti!
Giacciono a terra per le strade ragazzi e vecchi;
le mie vergini e i miei giovani sono caduti di spada.
Come ad un giorno di festa hai convocato i miei terrori dall’intorno.
Quelli che io avevo portati in braccio e allevati li ha sterminati il mio nemico>.

CANONE Jesus, remenber me when you come into your kingdom. Jesus, remember me when you come into your kingdom

 

4a STAZIONE

Da “Silenzio su Monte Sole” di J. Olsen

I tedeschi li fecero mettere in fila nella grande piazza di Caprara e le donne cominciarono a piangere, a singhiozzare; alcune si gettarono in terra implorando pietà. Arrivarono altri dodici o quindici tedeschi, che si unirono agli altri e prima che avessero finito di parlare tra loro passò quasi un’ora, durante la quale il gruppo rimase in piedi sul piazzale. Poi i nazisti cominciarono a dar ordini. “ Avanti! ”gridarono, e cominciarono a spingere la gente verso il vano della porta di una delle case.
Gilberto e gli altri stavano seguendo un ufficiale tedesco che era entrato nell’abitazione, quando una donna si gettò su uno dei soldati e cominciò a implorare pietà. “ Ascoltami! ” disse. “ Vedi questi miei tre bambini! Dimmi che non gli farete del male! ” “ Niente bimbi kaput, niente bimbi kaput, ” disse il tedesco. “ Ma allora perché ci mettete in questa casa? ” chiese un altro. “ Niente kaput! ” gridò in falsetto l’ufficiale, e cominciò a spingerli a calci attraverso la porta.
Sul dietro della casa c’era una piccola cucina, e quando tutti vi furono ammassati le donne cominciarono a gridare mentre i bambini si aggrappavano alle gonne delle mamme piangendo terrorizzati. Gilberto s’accorse che un soldato tedesco aveva aperto la finestra che dava nella vigna e subito cominciò a infilarsi tra i corpi pressati come sardine per allontanarsi più che poteva da essa. Attorno a lui la gente bisbigliava e singhiozzava, e alcuni stavano discutendo su quello che avrebbero fatto i tedeschi. “ Ci uccidono. ” “ No, non ci uccidono! ” “ Sì che lo fanno! ” Gilberto aveva quasi raggiunto un gabinetto di legno sul dietro della cucina quando qualcosa volò dentro dalla finestra e gli cadde vicino. Vide che era lunga quasi come una bottiglia, con un rigonfiamento a bulbo a una delle estremità, e istintivamente si girò dall’altra parte. Ci fu un’esplosione e Gilberto sentì delle schegge di metallo rovente penetrargli in tutto il corpo. Cadde in mezzo agli altri feriti, vide piombare nella stanza altri oggetti uguali, e mentre intorno continuavano le esplosioni, vide rotolare sull’impiantito un tipo diverso di bomba, più grossa, quasi rotonda e verniciata di rosso.

Dal Vangelo di Luca  (Lc. 22,39-45)

Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: <pregate, per non entrare in tentazione>. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: <padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà>.
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.

CANONE In manus tuas Pater commendo spiritum meum, in manus tuas Pater commendo spiritum meum

 

5a STAZIONE

I tedeschi sparavano a chiunque appariva alla finestra, e ben presto si formò uno strato di corpi alto quanto il davanzale. Mentre Gilberto guardava, tre o quattro persone saltarono fuori, e per ognu­na che usciva udì una raffica. Pensò che tanto valeva morire all’aperto, corse su quella specie di pedana di corpi e con un salto di circa tre metri fu dall’altra parte, sul terreno della vigna. Proprio davanti a lui i tedeschi stavano lottando con una donna ai cui piedi c’era un bambino che strillava. Gilberto sentì degli spari, ma continuò a correre per la vigna fin quando arrivò in fondo ai filari. Con lui correvano altri due e, mentre saltava dentro il fogliame, sentì il tintinnio metallico delle ss che si lanciavano dietro a loro.

Col corpo sanguinante, Gilberto si nascose meglio che poté tra le viti e si accorse che a qualche passo una bambina stava facendo co­me lui. Dal suo nascondiglio vide che i tedeschi legarono la giovane madre a un albero, le misero il bambino in braccio e le lanciarono delle granate finché tutti e due furono ridotti a brandelli. Una donna anziana vestita di nero corse attraverso i campi che si aprivano verso la macchia, distante qualche centinaio di metri, ma ansimava e inciampava. A pochi passi da lei una ss la seguiva ridendo e agitando la pistola come se volesse incoraggiare la sua fuga. La donna rallen­tava sempre più, e alla fine cadde sul terreno fangoso del campo, con una mano aggrappata alla gola. Il tedesco l’afferrò per i capelli bianchi con la mano nuda, le girò lentamente la testa verso di sé e le sparò due colpi sulla faccia.

Sal. 129

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola.

L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora.
Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

CANONE Bonum est confidere in Domino, bonum sperare in Domino

 

6a STAZIONE

Dal memoriale di Antonietta Benni

Don Ubaldo Marchioni, quella mattina di San Michele, stava per venire a celebrare la santa Messa a Cerpiano, dopo aver fatto una devota e commovente funzione a San Martino esortando tutti a fare la preparazione della morte. Passando dalla Chiesa di Casaglia, dove si era proposto di consumare le sacre specie e trovandovi un centinaio di persone in preda al più comprensibile panico, si ferma tra i suoi figli, recitando con loro il santo Rosario. Ecco i temuti tedeschi: entrano in chiesa intimando a tutti di uscire per avviare un corteo al cimitero. C’è una povera donna paralizzata alle gambe, Vittoria Nanni, che tenta di muoversi seduta o aggrappata alla sedia; i tedeschi vogliono costringerla a lasciare l’appoggio e, constatato che non le è possibile, la fucilano in chiesa, in presenza di tutti. Nel campanile restano, forse in un tentativo di nascondersi, la buona Enrica Ansaloni e  Giovanni Betti di Gardelletta; sono fucilati lì nel campanile. (…)

Nel libro “ La Notte” di Elie Wiesel si narra che una sera, tornando dal lavoro, (ad Auschwitz) i prigionieri furono portati davanti a tre forche per assistere all’impiccagione di tre condannati; si trattava di sue adulti presso i quali erano state scoperte delle armi ed un bambino che, pur sapendolo, non aveva tradito il suo protettore, nonostante le torture.
Mentre i due adulti morirono subito, il bambino agonizzò per più di mezzora. Wiesel scrive che in quel momento era là e sentì dietro di sé “il solito uomo domandare: dov’è dunque Dio?. E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: dov’è? Eccolo: è appeso lì a quella forca”.

Isaia 53;1,11

Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui, e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori
E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno sulla sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.

CANONE Christe lux mundi qui sequitur te habebit lumen vitae lumen vitae

 

7a STAZIONE

Elide Ruggeri racconta:

Ci fecero uscire e formarono una lunga colonna; fummo avviati con le armi puntate ai fianchi verso il cimitero a duecento metri di distanza. Era recintato e la porta di ferro chiusa. La sfondarono coi calci dei fucili e ci fecero entrare tutti nel recinto e noi ci addossammo in mucchio contro la cappella. Poi piazzarono una mitragliatrice all’ingresso e cominciarono a sparare, mirando in basso per colpire i bambini, mentre dall’esterno cominciarono a lanciare su di noi decine di bombe a mano. Durò per tre quarti d’ora circa, e smisero solo quando finì l’ultimo lamento.

Sal. 12

Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?

Fino a quando nell’anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore in ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?

Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica :”l’ho vinto” e non esultino i miei avversari quando vacillo.

Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato.

Mc 15,33-34.39

Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactani? Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Gesù dando un forte grido, spirò.
Il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

CANONE Bleibet hier und wachet mit mir. Wachet und betet, wachet und betet

 

8a STAZIONE

Dal memoriale di Antonietta Benni

Il giovane parroco don Marchioni era ben noto ai tedeschi e ai fascisti che lo avevano qualificato il grande partigiano. Trovarlo lì in chiesa e fucilarlo, chissà in qual modo, è stato tutt’uno. Due giovani che nel pomeriggio dello stesso giorno entrarono coraggiosamente nella chiesa di Casaglia, mentre bruciava, poiché i tedeschi prima di partire l’avevano incendiata, ci hanno assicurato di aver visto il giovane sacerdote morto, disteso sulla predella dell’altare maggiore, mentre le fiamme circondavano tutt’intorno quasi timorose di lambire quel corpo immacolato. Un grande cartello gli stava accanto: “ribelli, questa è la vostra sorte”.

Era un degno sacerdote di Cristo che per i suoi parrocchiani aveva messo a repentaglio la vita, riconoscendo nei partigiani dei fratelli estremamente bisognosi di affetto, di aiuto, di comprensione.

1 Cor. 1;17,25

Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo, non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.
E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Sal 22

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

CANONE Nada te turbe, nada te espant; quien a Dios tiene nada le falta. Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.

 

9a STAZIONE

A Cerpiano quel tragico venerdì 29 settembre don Marchio­ni era atteso per celebrare la Santa Messa nell’oratorio dedicato all’Angelo Custode. Ma la paura più folle aveva invaso tutti poiché i tedeschi stavano per arrivare. Qualcuno aveva suggerito di nascondersi nel rifugio del bosco, anzi il grosso della gente vi era già; ma ecco che si dice essere imprudente lasciare una casa così grande abbandonata: “Ci verranno a cercare, ci crederanno tutti partigiani nascosti e ci uccideranno”. Qualcuno resta, ma una cinquantina ritorna indietro seguendo il consiglio di chi ha più autorità, e rifugiandosi nella cantina del “Palazzo” dove abitualmente ci si riparava dalle cannonate frequenti. Arrivano i tedeschi. Fanno salire queste 49 persone dalla cantina alla cappella attigua al “Palazzo”: sono 20 bambini, due vecchi quasi invalidi e 27 donne fra le quali tre maestre. Chiudono accuratamente le porte e poi... comincia il getto fatale delle bombe a mano. Sono le nove del mattino e 30 vittime sono immolate. Chi può ridire ciò che è passato fra quelle mura nella lunga giornata, nell’ancor più lunga notte e nella penosa mattinata del giorno 30? Siamo esattamente informati dall’unica persona adulta su­perstite: la buona Orsolina, maestra dell’asilo, Antonietta Benni, che per ben 33 ore ferita e sfinita, fingendosi morta è rimasta in quel sacro luogo fra morti e feriti, quasi volesse Iddio un testi­monio oculare che potesse riferire simili stragi.
Feriti che si lamentavano invocando disperatamente aiuto; bimbi che piangevano, mamme che tentavano di proteggere le creature superstiti. Una donna, Amelia Tossani, voleva fuggire ad ogni costo: aperta la porticina laterale, è stata da un tedesco di guardia freddata sulla porta, sicché il suo corpo è rimasto metà dentro e metà fuori e la notte i maiali randagi ne hanno rosicchiato il capo fra l’orrore di chi, impotente, assisteva a tale spettacolo. Il povero vecchio Pietro Oleandri ha sentito una sua mucca muggire: non ne può più di stare in mezzo ai morti fra i quali c’è la buona sposa del suo unico figlio prigioniero in Germania e due dei nipotini amatissimi. Prende per mano un terzo nipote superstite, di cinque anni e sta per uscire: una raffica... un uomo e un bimbo sono all’eternità! Una signora di Bologna, Nina Frabboni Fabris, da poco sfollata lassù, è rimasta ferita gravemente e si lamenta per ore ed ore con alte grida. Un tedesco di guardia, senza cuore, seccato da questo urlare, entra nella cappellina e con un colpo di fucile uccide la disgraziata fra il terrore dei presenti superstiti.
Intanto nell’attigua casa i carnefici gozzovigliano: suonano l’armonium come fosse festa, mangiano ciò che trovano (per esempio centinaia di uova in calce), spargono a terra tutto ciò che non possono mangiare: grano, riso, fagioli, cospargendoli di porcherie. Carte libri e documenti... tutto buttato all’aria con la frenesia dei vandali.
Ma le povere vittime della chiesina non le abbandonano un minuto. Hanno aperto un buco nella porta e di là sghignazzano sinistramente. Dopo 28 ore di questa terribile agonia, i 16 superstiti sentono la loro condanna: tra venti minuti tutti “kaput”; i fucili vengono caricati rumorosamente per poi scaricarsi poco dopo su quei poveretti: altre 13 vittime! E un cartello di legno è posto sulla porta di quella insolita camera mortuaria: “questa è la sorte toccata ai favoreggiatori dei partigiani”.
Oltre la maestra Antonietta Benni c’erano vivi anche due bimbi: Piretti Fernando di 8 anni, e Rossi Paola di 6 anni. Questa, rizzandosi a sedere, contemplando il terrificante spettacolo dice pensando di essere sola: “Tutti morti! la mia mamma! la mia zia! la cara maestra Anita Serra! la mia nonna Rosina! la mia nonna Giovanna! il mio fratellino! Tutti morti!”. Il bimbo Fernando: “Paola, sei viva? scappiamo? Non ci sono più i tedeschi”. Ma la bimba ha il corpo esanime della sua mamma sulle sue gambine e non può muoversi. Il bimbo gliele toglie e poiché capisce che la Paola non può camminare, se la carica sulle spalle e si affaccia alla porta; i tedeschi sono sempre in agguato e i due bambini rabbrividendo tornano indietro. La buona signorina Antonietta li nasconde sotto una coperta raccomandando loro di fare i morti e tutti e tre aspettano ancora. Buon per loro! Vengono di nuovo i carnefici per togliere ai cadaveri i gioielli, borsette, danaro e valige. Anche alla povera Antonietta Benni tolgono dal braccio la borsetta dove ha quel poco che possiede: la mano è gelida per la ferita al gomito, e certamente per il terrore: la credono morta e non se ne occupano più. I bambini per fortuna non li vedono neppure.

Ap 12, 7-12
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi» .

CANONE Dona la pace Signore a chi confida in te. Dona dona la pace Signore, dona la pace.

 

10a STAZIONE

Intervista a Francesco Pirini (testimone oculare della strage di Cerpiano)
Nel 1944 avevo 17 anni, abitavo alle Murazze, vicino alla ferrovia Direttissima,  posto pericolosissimo per via dei bombardamenti alleati. Purtroppo già il 18 aprile di quell’anno avevo perso mio padre durante uno di questi a Vado. Con il resto della mia famiglia decidemmo quindi di trasferirci a Cerpiano, dove con la scuola delle Orsoline della maestra Antonietta Benni e con l’oratorio, si poteva trovare un po’ di fermento, oltre che di sicurezza. Avevamo molte speranze, gli Inglesi erano già a Monzuno e a Lagaro, sull’altro versante.
La mattina del 29 settembre mi alzai presto perché stava piovendo e dovevo trovare erba da seccare per i conigli: aveva appena albeggiato, quando giù nella valle vidi bruciare le prime case. Un rastrellamento!
La voce si sparse subito e gli uomini che rischiavano la deportazione si affrettarono a rifugiarsi nel bosco. Con me, verso la cima di Monte Sole, si avviarono i partigiani che dormivano nel fienile, per lo più giovani della mia età senza esperienza militare e con tanta paura. Donne, anziani e bambini rimasero, era impensabile che avessero qualcosa da temere…era già successo che i Tedeschi buttassero giù le porte di Cerpiano in cerca di partigiani, per poi rimanere di sale nel vedere che lì non vi erano che bambini; il comandante stesso fu così turbato che si raccomandò di scrivere in italiano e in tedesco che quello era un asilo e niente più! Un segno che avevamo anche buoni rapporti con la Wermacht.
MA STAVOLTA ERA DIVERSO!
Salendo, i Tedeschi ci sparavano così vicino che mi spaventai e che decisi di ritornare indietro, nascondendomi nel fosso davanti al Palazzo per vedere ciò che accadeva. Così vidi le SS chiudere tutti nell’oratorio, vidi le bombe a mano lanciate attraverso le finestre, e sentii le grida e i lamenti innalzarsi subito e spegnersi molto lentamente, mentre nel Palazzo un tedesco suonava l’armonium. Paralizzato dalla paura, rimasi nel fosso, sotto la pioggia, fino a notte, poi scappai dal mio rifugio. Dalla prima casa che incontrai mi scacciarono dandomi un tozzo di pane: sapevano già che ero un testimone troppo pericoloso da ospitare. Così, intriso di pioggia, con quel pezzetto di pane e qualche castagna vagai nei boschi per 10 giorni, finché non incrociai una pattuglia di americani che mi inviò a Monzuno, dandomi una scatola “magica” con roba che non sapevo neanche esistesse: ma ricordo la cioccolata, soprattutto! Rimasi con loro per 7 mesi.

Sal 137
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia.
Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore,
perché grande è la gloria del Signore.

CANONE Misericordias Domini in aeternum cantabo

 

11a STAZIONE

"Lo stato di eccezione" dedicato al processo per Monte Sole.
Riportiamo il comunicato stampa scritto da Luciana Sali del 5 maggio 2008:
Il documentario Lo Stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo ha per oggetto lo svolgimento del processo tenutosi presso il Tribunale Militare di La Spezia, tra il febbraio del 2006 e il gennaio del 2007, sulle responsabilità penali di 17 ex militari tedeschi SS imputati per i delitti perpetrati nell’autunno del 1944 in Italia, durante quella che è considerata una delle più grandi stragi nazifasciste dell’Europa Occidentale: l’eccidio di Monte Sole. La strage avvenne nell’Appennino bolognese, lungo la Linea Gotica, dove un intero Reparto SS, al comando del Maggiore Walter Reder, uccise centinaia di civili inermi, uomini, donne, infermi, vecchi, bambini. Lo Stato di eccezione, oltre a ricordare nel titolo un noto saggio di Giorgio Agamben, allude anche a un’eccezione che sbigottisce e addolora, quella per cui, dal secondo dopoguerra ad oggi, in merito a questo tragico episodio di storia recente, in Italia si è avuto un solo processo contro un solo imputato: il processo del 1951 in cui il Tribunale Militare di Bologna condannò Walter Reder alla pena dell’ergastolo, interrotto nel 1985 su intercessione del governo austriaco.
L’eccezione, ancora una volta, è quella di un’anomalia che per decenni ha visto 695 fascicoli processuali, riguardanti stragi nazifasciste avvenute in Italia, occultati nei corridoi della Procura Militare Generale di Roma a Palazzo Cesi, dimenticati nel tristemente noto “armadio della vergogna” con un provvedimento di “archiviazione provvisoria” (questa l’insolita formula stampata su quelle carte). Si sarebbero potuti giudicare altri criminali ex-SS coinvolti negli eccidi di Monte Sole, ma ciò non è avvenuto.
Oggi, dopo 62 anni, dopo che nel 1994 quei fascicoli sono stati riesumati, si sono finalmente rese possibili nuove istruttorie. Ecco, quindi, l’eccezionalità del processo che questo film ha documentato. A La Spezia, nell’aula dibattimentale, hanno sfilato, col carico di un dolore ancora bruciante, decine di testimoni tra superstiti e familiari delle vittime dell’eccidio, in un’estenuante rappresentazione processuale. Teatro del processo è stato un Tribunale Militare la cui architettura evoca ambivalenti e assurde suggestioni, poiché mostra ciò che un tempo era stato, cioè la sala di un cinema, un luogo abituato a vedere ben altro tipo di rappresentazioni.
L’eccezione, infine, che suscita sdegno e turbamento, è quella della beffa di un’assenza irreale. L’assenza dei 17 ex-SS accusati di violenza pluriaggravata e continuata con omicidio, in un processo che si è svolto perciò in contumacia. Tutti, infatti, hanno scelto di non presentarsi, rimanendo lontani da ogni situazione di giudizio, come già per 62 lunghi anni.

Mt. 21;12,17

Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «La Scrittura dice:
 La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
 ma voi ne fate una spelonca di ladri».
Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide», si sdegnarono e gli dissero: «Non senti quello che dicono?». Gesù rispose loro: «Sì, non avete mai letto:
 Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
 ti sei procurata una lode?».
E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

CANONE The kingdom of God is justice and peace and joy in the Holy Spirit. Come, Lord, and open in us the gates of your kingdom

 

12a STAZIONE

PERDONO

Intervista a Francesco Pirini (testimone oculare della strage di Cerpiano)
Grazie al lavoro di alcuni giornalisti tedeschi ho imparato pochi anni fa il nome dell’ufficiale che comandava la pattuglia che a Cerpiano ha sterminato la mia famiglia: Albert Meier. Era ottantenne e oramai paralitico, ferito sette volte in guerra, e, durante un’intervista, aveva detto che, se avesse ricevuto l’ordine, avrebbe ripetuto ciò che ha fatto. Dopo di ciò, si è presentato qui un giornalista dalla Germania che mi ha chiesto un parere su questa intervista: be’, io gli ho risposto che, se avessi incontrato Meier, l’avrei perdonato (con sua grande sorpresa, tanto che gliel’ho dovuto ripetere più d’una volta) e, anzi, che sua moglie l’avrei abbracciata, perché deve essere stato difficile vivere accanto ad un uomo simile.

Gv 20;19,23

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

 

CANTO FINALE Dio è amore, osa amare senza timore. Dio è amore: non temere mai

veglie di preghiere

 

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