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I prossimi appuntamenti e altro...

 

FEBBRAIO 2002

DIARIO DI UNA GIORNATA PARTICOLARE
giovedì 24 gennaio 2002

 


“Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero di lieti annunzi
che annunzia la pace”.

 

Ore 3,45: partenza, pronti, via.
E’ stato il Papa a convocare tutti gli uomini di buona volontà ad Assisi oggi, in conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Un invito che ha fatto davvero il giro del mondo e che ha richiamato nella città di Francesco i rappresentanti delle principali religioni del mondo.
Sono venuti in settanta, in rappresentanza di dodici religioni diverse. Appartengono a tutte le razze, provengono da ogni parte del mondo, parlano lingue diverse. E oggi pregheranno insieme per la pace nel mondo.
Sono venuti per condannare il terrorismo, per dire che nessuna guerra può essere fatta nel nome di Dio, qualunque nome abbia il Dio che si invoca, e per chiedere a tutti gli uomini di buona volontà di diventare testimoni di pace nei luoghi in cui vivono.
C’era già stata una giornata simile a questa – il 27 ottobre 1986 - giornata che fu, in qualche modo profetica, il preludio del cambiamento epocale nei paesi dell’Est. Allora il congedo di Giovanni Paolo II era stato: “Andate e siate costruttori di pace. La pace attende i suoi artefici”.  Negli anni, artefici e semi di pace ce ne sono stati.
Ma poi, come una specie di spartiacque nella storia, è arrivato l’11 settembre. E allora il desiderio del Papa di pregare, ancora una volta insieme, con ancora più forza, per mondo pacifico e giusto. 
E oggi – come dice il Papa - ancora una volta Assisi torna ad essere “oriente di rinnovata speranza”.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore

ore 7,30 arrivo ad Assisi.
Fa’ freddo, ad Assisi, piove e spira un vento forte. “Nessuna paura - dice il Papa – è il vento dello Spirito”.
Tutti in fila lungo le strette via che ha percorso Francesco.
C’è tutta l’Italia qui: frati che intonano “Evenu shalom”, parrocchie, associazioni. Sventolano bandiere colorate come l’arcobaleno con solo una parola “Pace”; striscioni: “Siamo note di una sola melodia”; mosaici in cui i pezzi si incastrano perfettamente per comporre immagini bellissime. Le strade di Assisi si trasformano in una grande e metaforica poesia.
Ma c’è anche tutto il mondo qui. Insieme a noi camminano, per raggiungere il cuore di questo evento - la piazza della basilica inferiore di S. Francesco - ebrei, musulmani, induisti, luterani.
Siamo in più di 10 mila, dicono gli esperti di cifre. In più di 10 mila, qui, e chissà quanti a casa in preghiera con noi per accogliere l’invito del Papa, quello che aveva lanciato col messaggio del primo gennaio: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”.
“Accogliamo l’invito del Papa a proclamare davanti al mondo che la religione non deve mai diventare pretesto di conflitti, di odi e di violenze, quali i nostri giorni nuovamente conoscono. In questo momento storico l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza”.

ore 11 tutte le campane di Assisi suonano a festa.
Il Papa è arrivato e, con lui, i rappresentanti di tante religioni del mondo.
Sotto il tendone, nella piazza, un unico simbolo in cui tutti si riconoscono: un grande albero di ulivo.
Testimoniano la pace, i rappresentanti delle varie religioni.
“Gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio” ricorda, citando le Beatitudini, il patriarca ecumenico sua santità Bartolomeo I e, aggiunge, “Preghiamo Gesù, principe della pace“ e, infine, ricorda “per avere la pace nel mondo bisogna essere in pace con Dio e, di conseguenza, con noi stessi e tra di noi”.
L’Arcivescovo di Canterbury invita a non scoraggiarsi anche davanti ad avvenimenti così cupi come quelli di questi mesi: “Occorre perseverare nella speranza e non lasciarsi prendere dallo sconforto”. E poi, come il Papa, ribadisce che la pace nasce dal perdono, dalla volontà – dei popoli e dei singoli - di perdonare: “Dobbiamo costruire la pace sul nostro bisogno di accogliere il perdono e di offrirlo”.
Geshe Tashi Tsering, buddista, recita una preghiera: “Possa io divenire in ogni momento, ora e sempre,  una guida per coloro che hanno perso la via, una lampada per chi ha bisogno di luce, un luogo di rifugio per quanti hanno bisogno di riparo, un servo di quanti sono nella necessità”.
Il Rabbi Israel Singer, ebreo, scandisce: “Nessuna religione ci comanda di uccidere in maniera indiscriminata e quanti hanno insegnato il contrario lo hanno fatto deviando e distorcendo le religioni nel nome delle quali parlavano”.
E poi Chiara Lubich e Andrea Riccardi, cattolici. La prima cita Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Il secondo dice: “Con la sua preghiera insistente, la Chiesa non accetta che la guerra sia ineluttabile. Tanti conflitti sono ancora aperti. Ma la Chiesa non dispera né si rassegna. Ricorda la dimensione interiore della pace. Gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio e i miti erediteranno la terra…Ogni Chiesa locale, ogni comunità cristiana, ogni famiglia diventa il santuario della pace. Solo la pace è santa, mai la guerra!”.
Infine, parla il Papa. Esordisce: “Siamo qui ad Assisi in pellegrinaggio di pace per testimoniare il nostro anelito verso un mondo più giusto e solidale. Le tenebre si allontanano non con le armi ma accendendo fari di luce”.
Le sue parole, la sua tenacia, la sua energia sono contagiose. Saluta i giovani e  ricorda loro di essere i protagonisti della pace, con gesti di perdono nella loro vita quotidiana. E allora sembra di essere di nuovo a Tor Vergata: “Vedo in voi le sentinelle del mattino…oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione, difenderete la pace pagando anche di persona, se necessario”.

“Chi veramente accoglie in sé la Parola di Dio, buono e misericordioso, non può non escludere dal cuore ogni forma di astio e di inimicizia. In questo momento storico l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza”(Giovanni Paolo II, Angelus 18-11-2001)

ore 13,30  i rappresentanti della varie religioni si separano. Ognuno pregherà per la pace con il suo rito nei diversi luoghi di Assisi.
I musulmani pregano Allah, i buddisti si riuniscono in meditazione, i zoroastriani compiono antichi riti.
I cristiani leggono Paolo: “Egli – Cristo Gesù – è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia…per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef. 2,13-18).

“Mai più violenza, mai più guerra, mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita. Amore!”

ore 15,30 i rappresentanti delle religioni si impegnano solennemente per la pace. Nelle loro lingue – greco, russo, arabo, serbo, coreano - pronunciano il loro impegno:
Noi ci impegniamo:

…a proclamare che violenza e terrorismo contrastano con l’autentico spirito religioso…

…a condannare ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione…

…a promuovere la cultura del dialogo…

…a perdonarci vicendevolmente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è vera pace…

…a stare dalla parte di chi soffre nella convinzione che nessuno può essere felice da solo…

…a far nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza e al male e dare all’umanità una reale presenza di giustizia e di pace.

E, infine, promettono e, insieme a loro, noi promettiamo: “Mai ci stancheremo di lavorare al grane cantiere della pace. Per costruire la pace è necessario amare il prossimo. La pace attende di essere confermata dall’impegno comune che ciascuno di noi assume di fronte al Dio vivente, ai fratelli e alle sorelle della propria e delle altre religioni, e al mondo intero”.
Infine, accendono un cero che pongono su un grande candelabro che sarà portato a S. Pietro a memoria di questa giornata preso e i fedeli di ogni religione scambiano un gesto di pace con i vicini.

“Nel nome di Dio tessiamo la pace con il filo d’oro della giustizia, della libertà, del perdono”.

ore 17,30  il Papa ci benedice
Su noi qui ad Assisi e “su tutti gli uomini e le donne di buona volontà che in ogni parte della terra sono idealmente uniti a noi in questa opera” scende la benedizione del Papa: “Da Dio, sorgente di ogni bene, benedizione e pace per i costruttori della pace. Nel suo nome andiamo, tessiamo la pace con il filo d’oro della giustizia, della libertà e del perdono”
.

                                             Anna Cremonini

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