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Scuola di vita

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Solidarietà ai magistrati da Pax Christi

I prossimi appuntamenti e altro...

 

FEBBRAIO 2002

LETTERA A CARACCIOLO

 Momenti che ci vedono impegnati come gruppo e come singoli, ultimamente dopo 11 settembre, sono decisamente aumentati, spesso per mancanza di spazio non riusciamo a riportare tutto. Tra le tante, riportiamo ora, questa bellissima lettera che Sara ha scritto a Repubblica, mercoledì 26 settembre.

Signor Caracciolo,
il suo articolo riportato questa mattina da "La Repubblica" ("Le tentazioni dei pacifisti") ha suscitato in me molte curiosità.
La parte su cui mi sono bloccata senza poter andare avanti nella lettura era la seguente:
"Ci sono almeno tre correnti nel vasto oceano dei pacifisti italiani ma il panorama non cambia troppo negli altri paesi europei. C'è chi la pace la invoca per principio, chi per paura, chi per politica. Di quest'ultima anima del movimento vale discutere le ragioni. Degli anacoreti - come definire altrimenti i fondamentalisti del pacifismo? si può avere rispetto, ma non si dà circolazione di idee fra chi sceglie di vivere nel proprio deserto immaginario e chi, bene o male, nuota nella società umana."
Il primo dubbio riguardava il "vasto oceano dei pacifisti italiani". Davvero è vasto? Che meraviglia! E allora qual è questa minoranza che si permette di far partecipare l'Italia alla guerra del Golfo o a quella del Kossovo senza dare peso a questo "vasto oceano"? In che razza di paese viviamo?
Poi mi sono chiesta se facevo parte anch'io di questo "vasto oceano". Sono una pacifista?
Il dizionario che ho consultato definisce il pacifismo " movimento che esclude il ricorso alla guerra come mezzo per risolvere le controversie tra gli stati ". Nel pieno rispetto della nostra Costituzione, dunque. Bene! Quindi rispettare la Costituzione significa essere pacifisti. E viceversa.
C'era però anche un secondo significato: "amore della pace". Io amo la pace? Non lo so. Cos'è la pace? Lo stesso dizionario la definisce "condizione di un popolo o di uno stato che non sia in guerra con altri popoli o altri stati e non abbia situazioni di lotta armata al suo interno". Quindi, ad esempio, un paese in cui le donne non godono di diritti civili, ma in cui non c'è nemmeno lotta armata, vive in pace.
No, allora io non amo la pace. Io amo la condizione di un popolo o di uno stato che vive in armonia con gli altri stati, ma anche nell'armonia tra i suoi membri, nel rispetto dell'ambiente e dei diritti umani e nella tutela dei più deboli. C'è una parola per definirla?
Be', in italiano si può usare "nonviolenza", che però può essere fuorviante per i non addetti ai lavori. Sa tanto di buonismo e di ingenuità, dà un'idea di passività e di debolezza che è ben lontana dalla "forza della verità" gandhiana.
Del resto, andando avanti nell'articolo, si capisce benissimo che pacifismo e forza della verità sono due cose diverse.
Tanto per cominciare, i "pacifisti per paura": la forza della verità può essere praticata solo da chi non ha paura di morire ed ha una forza di resistenza sufficiente ad affrontare anche le conseguenza più estreme della sua scelta.Poi i "pacifisti per principio": la forza della verità viene praticata non per principio, ma per scelta. Chi la pratica si è interrogato sul bene e sul male ed ha scelto quella che secondo lui è la strada più efficace per combattere il male. Infine, i "pacifisti per politica": la forza della verità nasce dal cuore. E indubbiamente richiede uno studio approfondito delle sue tecniche e grandi capacità di strategia. Non ci si improvvisa praticanti della forza della verità. Allora mi chiedo quanti abbiano studiato queste tecniche e le abbiano poi trovate efficaci politicamente. Non credo proprio che siano un "vasto oceano" di persone.
Quindi, ne sono sempre più sicura, non sono pacifista. Vado avanti nell'articolo ed ecco ulteriori conferme per me: i fondamentalisti del pacifismo vivono nel loro "deserto immaginario".
Dunque, io sono diventata membro attivo di Amnesty International all'età di 16 anni e lo sono stata fino ai 25. Negli ultimi anni avevo approfondito sempre di più le tematiche legate all'ambiente e alle connessioni tra economia e violazione dei diritti umani, per cui questa associazione è diventata insufficiente a rispondere alle mie esigenze di giustizia. Ho cominciato ad esplorare un po' il pianeta gandhiano, intanto facevo volontariato in una casa d'accoglienza per donne in difficoltà. Mentre approfondivo il legame tra la forza della verità e la mia fede cristiana, ho partecipato ad un paio di campi di lavoro nell'Europa dell'Est, dove ho visto con i miei occhi lo sfruttamento economico compiuto dagli italiani. In preparazione al Giubileo, ho studiato con maggior approfondimento i meccanismi economici che hanno portato all'attuale situazione dei paesi eufemisticamente detti "in via di sviluppo": ho studiato le teorie dello sviluppo economico, il funzionamento della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, del WTO, la dottrina sociale della Chiesa. L'anno scorso ho partecipato ad un campo su Vangelo e nonviolenza e quest'anno ho partecipato nuovamente, ma stavolta come organizzatrice. Nel frattempo sono diventata socia della Banca Etica, nonché della Bottega del Commercio Equo della mia città. Nel corso di questi anni mi sono anche diplomata, poi laureata ed ora lavoro.
No, non mi pare proprio di vivere in un "deserto immaginario".
Quindi, non sono assolutamente una pacifista, di nessuna delle tre correnti.
In base alla mia fede cristiana e ai miei studi delle basi morali e delle tecniche della forza della verità, sono arrivata alla conclusione che il ricorso alla violenza non è mai ammissibile né mai efficace. Di conseguenza, non solo mi dissocerò completamente (nel pieno spirito della nostra Costituzione) da ogni azione di tipo militare che l'Italia potrà compiere in sostegno all'attuale politica degli Stati Uniti o in qualsiasi altra circostanza, ma farò quanto sarà nelle mie capacità per impedirla.
E allora, signor Caracciolo, come mi classifica?                                                                                                          Sara

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